artisti di flamenco | Mosaico Flamenco https://mosaicoflamenco.com Il portale italiano della cultura del flamenco Thu, 19 Jul 2018 18:41:20 +0000 it-IT hourly 1 Antonio Chacón https://mosaicoflamenco.com/antonio-chacon/ Thu, 19 Jul 2018 18:37:29 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=76 Antonio Chacón, Jerez de la Frontera 1869-Madrid 1929. Le investigazioni del flamencologo José Blas Vega indicano che Antonio Chacón è figlio di genitori sconosciuti. Venne adottato da Antonio Chacón Rodriguez e María García Sánchez...

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Antonio Chacón, Jerez de la Frontera 1869-Madrid 1929.
Cantaores Antonio Chacón

L’artista Antonio Chacón

Le investigazioni del flamencologo José Blas Vega indicano che Antonio Chacón è figlio di genitori sconosciuti. Venne adottato da Antonio Chacón Rodriguez e María García Sánchez che riconoscendolo come figlio gli hanno dato il loro nome. Fin da giovane aiuta il padre nel suo mestiere di calzolaio. Si avvicina molto presto al cante flamenco.
In un’intervista dichiara: ‘Credo che canto dapprima di aver cominciato a parlare. Quando ero bambino, nella mia Jerez, mecca dell’arte flamenca, si imparava a cantare e ballare allo stesso tempo che si andava a scuola e non si parlava di altri che Silverio Franconetti, Curro Dulce ed il Loco Mateo.’

Il 1886 risulta un anno chiave nella vita di Chacón celebrando il trionfo del torero Manuel Hermosilla, dopo una corrida nella plaza de toros di Jerez, con una festa durata tutta la notte nella quale hanno cantato anche El Mellizo e Joaquin de la Serna. In quest’occasione il giovane cantaor suscita l’ammirazione di tutti.
Ci troviamo in un’epoca di grandi figure del cante flamenco e c’era molta competizione tra artisti anche se rispetto per il sapere altrui.
Chacón ha cantato in tablaos e teatri, plazas de toros e sagre, dandosi con i migliori dell’epoca: Il maestro
Patiño, Enrique El Mellizo, il fratello Mangoli, Enrique Ortega El Gordo.
A Cádiz pare non aver ardito a cantare por siguiriyas, secondo il suo stesso racconto, per non fare brutta figura davanti a tanti maestri, allora decise cantare por Malagueñas. Da quel giorno si intaurò una competizione con Enrique El Mellizo, aneddoto che diventò celebre e motivo di grandi contrasti.

cantaores Antonio Chacón

l’artista Antonio Chacón

Sempre nel 1886 viene contrattato da Silverio Franconetti per cantare nel suo café cantante di Siviglia con uno stipendio di venti pesetas. Nessun cantaor guadagnava questa cifra a Siviglia -secondo il resoconto di Fernando el de Triana- ma i suoi colleghi non obiettarono e non fecero valere i loro diritti di anzianità. Si limitarono a cercare di cantare prima di Chacón, dal momento che dopo la sua esibizione il locale si svuotava.
Chacón cantò nel locale di Franconetti durante otto mesi consecutivi dopodiché andò a Lavorare a Malaga per un periodo per poi fare nuovamente ritorno a Siviglia, questa volta però presso il Café del Burrero durante una sessantina di giorni. Fu tale il successo che Silverio si dovette rimettere a cantare nel suo locale, nonostante si fosse ritirato, per salvare la clientela.
Chacón ha percorso con la sua arte l’intera geografia spagnola con grandissimo successo di pubblico e di critica.
Le registrazioni che si sono conservate del suo cante sono purtroppo quelle dell’ultima epoca del suo percorso, quando oramai non era più nel pieno delle sue facoltà e la sua salute era molto precaria.

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Antonio José Mejías Portero https://mosaicoflamenco.com/antonio-jose-mejias-portero/ Thu, 19 Jul 2018 18:31:49 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=71 Antonio José Mejías Portero, Antonio Mejías Nasce nel 1979 a Montilla, in provincia di Córdoba. Attualmente risiede a Priego de Córdoba. Nel 1997 comincia ad avventurarsi nel mondo del flamenco cantando in feste e...

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Antonio José Mejías Portero, Antonio Mejías

Nasce nel 1979 a Montilla, in provincia di Córdoba. Attualmente risiede a Priego de Córdoba.

Antonio José Mejías Portero

Antonio José Mejías Portero

Nel 1997 comincia ad avventurarsi nel mondo del flamenco cantando in feste e sagre del suo paese natale e delle località limitrofe. Da allora prende la decisione di dedicarsi anima e corpo al cante, studiando e migliorando ogni giorno, e soprattutto impegnandosi a cantare di cuore in ogni spettacolo.

Nel 2000 comincia a prendere parte a concorsi, collezionando da subito vari premi.

A partire da questo momento condivide il palco con figure di primo rilievo del campo del flamenco in festival ed eventi vari. Nello stesso tempo ha cantato in diverse occasioni per accompagnare il baile, anche internazionalmente, in Francia, Svizzera, Italia, Inghilterra e Vietnam.

Alcuni dei premi che ha ottenuto:

Premio por Siguiriyas al festival di cante de las minas de La Union (Murcia) 2005

Premio Nacional Memorial Camarón de la Isla a San Fernando (Cádiz)

2005Concurso Nacional de la Subbética 2004

Premio Casa del Arte Antonio Mairena 2003

Primo premio por Bulerías di Mairena del Alcor (Sevilla)

Cala de Mijas 2003

Sanlucar de Barrameda (Cádiz) 2004

Premio nacional de los cantes de Lucena, Lucena (Córdoba) 2002

Jóvenes Flamencos della Diputación Provincial de Córdoba 2000

Il cante di Antonio Mejías

Il cantaores Antonio José Mejías Portero

L’artista Antonio José Mejías Portero

Antonio José Mejías è un cantaor che si è guadagnato il sincero appoggio degli aficionados ed è considerato come il giovane con maggiori speranze fra i flamenchi di Cordoba. Le caratteristiche della sua interpretazione del cante sono la grande partecipazione emozionale (al festival de La Union del 2005, dopo aver cantato la Siguiriya che gli è valsa il premio, era così coinvolto emozionalmente che ha fatto quasi fatica ad alzarsi dalla sedia per ringraziare il pubblico e accogliere gli applausi), aliena alle esagerazioni e quindi di grande coinvolgimento. Padroneggia parecchi palos, con libertà interpretativa. Ha un grande controllo della voce, sa come usarla, tanto da cantare senza microfono ai festival estivi, quando il pubblico glielo richiede. La sua profonda familiarità con i cantes della sua zona di origine, i fandangos, gli rende possibile interpretarli con una libertà espressiva notevole.

L’amore per la sua terra gli fa cantare alla Cata Flamenca di Montilla, il festival che la peña flamenca El Lucero organizza ogni anno, e che da qualche anno lo invita, con orgoglio, questa letra:

“En esta tierra hé nacío,

de viña y de olivares

donde me criaron mis padres

Por esto nunca te olvío

Montilla eres mi sangre”

Esce nel 2007 il suo primo cd personale, “Amores Ocultos”Accompagnato alla chitarra da Antonio Carrión, da Pedro Sierra, e da Juan Manuel Moreno, al piano da Matica, al basso da Javier López, alle percussioni da José María “El vampiro”, alle palmas da Cristian Mejías e El Cabra.

Una volta stava cantando in una peña flamenca e lo posero in contatto con lo scrittore Francisco Romero. Romero si innamorò del suo cante e gli propose di mettere in musica e incidere i versi del suo libro Amores ocultos. Antonio aveva già in mente di incidere qualcosa e coglie al volo l’offerta.Ha fatto gli arrangiamenti dei testi per adattarli alle metriche e agli accenti del Flamenco e ha composto le melodie.I brani del cd comprendono: bulerías, alegrías, tangos, soleares, siguiriyas, minera, fandangos, granaínas, peteneras…

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The post Antonio Cruz Garcìa first appeared on Mosaico Flamenco.]]> Antonio Cruz Garcìa, Antonio Mairena

Nacque a Mairena del Alcor (Sevilla) il 7 Settembre del 1909, in una famiglia gitana di fabbri imparentata con grandi artisti del flamenco dell’epoca.
Suo padre fu molto amico di Manuel Torre, Joaquín el de la Paula o El Gloria. Nella bottega del padre poteva ascoltare i canti gitani più autentici. Ebbe anche altri due fratelli cantaores, Curro e Manuel.

l'artista di flamenco Antonio Cruz Garcìa

Antonio Cruz Garcìa

Debuttò in una festa in onore del bailaor Faíco a Mairena, ancora bambino, cantando un tangos dello stile di Pastora Imperio, “Soy grande con ser gitano”.
Avrebbe desiderato partecipare al Concorso di cante flamenco di Granada del 1922 ma suo padre non glielo permise per mancanza di soldi. Comunque, due anni dopo, nel 1924, ci fu un concorso ad Alcalá de Guadaira, che fu l’occasione per Antonio, allora tredicenne, di salire per la prima volta su un palcoscenico. Cantò por siguiriyas e soleares. Joaquín el de la Paula gli conferì il primo premio, che consisteva in 20 duros (1 duro= 5 pesetas).

Cominciò col nome artistico di el Niño de Rafael e nel 1930 cambiò il nome in Niño de Mairena. Cercò di entrare negli spettacoli dell’ópera flamenca, ma senza successo, e per questa ragione cominciò a frequentare le feste dell’Alameda de Hércules a Sevilla, nelle quali conobbe grandi artisti.
All’inizio si fece notare por saetas, senza però giungere ad incidere nulla, ed aprì quindi una taverna.

All’inizio della guerra Antonio rifiuta di partire per l’America con la compagnia di Carmen Amaya, per la quale aveva inciso un cante per il suo film “Marie de la O”, rimanendo a Sevilla.
Dopo la guerra incise i suoi primi dischi accompagnato dal chitarrista Esteban Sanlúcar per l’etichetta “La voce del padrone”. Avrebbe voluto incidere cante por siguiriyas, soleares, alegrías, bulerías e tangos, ma la casa discografica lo obbligò a cantare por fandangos e cuplés por bulerías.

antonio_mairena_con_la_llave_de_oro_250

Iniziò un periodo come cantaor da baile. Lavorò per Pastora Imperio nel tablao La Capitana di Madrid.
Al suo ritorno in Spagna, Carmen Amaya lo invita a cantare nei suoi spettacoli.
Con Teresa e Luisillo fa spettacoli in tutta America e negli anni 50 Juanito Valderrama lo mette in contatto con Antonio el Bailarín, che lo assume nella sua compagnia dandogli l’impulso definitivo.

Antonio Mairena lavorò duro per guadagnarsi la vita, ai suoi esordi doveva integrare i suoi magri guadagni con un lavoro in una drogheria, e dovette cantare in scena con una parrucca per poter partecipare al cuadro di Antonio El Bailarín.
Uomo di grande intelligenza, si circondò di intellettuali, la sua ricerca gli fece meritare il titolo di direttore onorario della cattedra di flamencologia e di studi folklorici andalusi di Jerez de la Frontera (1959).
Nel 1962 riceve il grande riconoscimento della Llave de Oro del Cante. Questo riconoscimento lo porta ad essere molto richiesto, come cantaor ma anche come teorico del flamenco, accanto al poeta Ricardo Molina, e scrive “Mundo y formas del cante flamenco”, in cui espone la teoria gitano andalusa del cante jondo per giustificare la supremazia degli artisti gitani grazie a ciò che chiama “Razón incorpórea”.
La Cátedra de Flamencología, che lo aveva nominato presidente onorario nel 1959, gli conferisce il ‘Premio Nacional de Cante’, nel 1971 e del Disco nel 1966.

Incide parecchi dischi, recuperando cantes poco evoluti e dando loro un impulso.

A Mairena del Alcor viene fondata la Casa del Arte Flamenco Antonio Mairena e molte sono le peñas flamencas a portare il suo nome, anche all’estero.

Molti spettacoli furono organizzati in suo onore, quando era ancora in vita e oltre. Gli viene conferita la Medaglia del Lavoro e la Medaglia d’Oro delle Belle Arti. Nel 1976, l’Università di Sevilla pubblica il suo libro “Las confesiones de Antonio Mairena”.

Poco prima di morire incide l’ultimo lavoro discografico, i cui proventi andranno in beneficienza agli artisti del flamenco della terza età.
Muore nel Settembre del 1983, per un attaco cardiaco, a Sevilla. Il funerale viene celebrato a Mairena, alla presenza di tantissime autorità e di personaggi del mondo dello spettacolo e ad un enorme pubblico di aficionados.
Il Consiglio del Governo della Junta de Andalucía gli attribuisce dopo la sua morte il titolo di “Figlio prediletto di Andalucía”.

mairena_mosaico_flamenco_250Antonio Mairena riconobbe come maestro Manuel Torre, apprezzò moltissimo Joaquín el de la Paula e i fratelli Tomás e Pastora Pavón, la Niña de los Peines. A lei dedicò persino un disco ricopilatorio.
Ascoltava tutti i cantaores che poteva, da quelli bravi a quelli modesti. Data questa enorme moltitudine di fonti di ascolto anche in contrapposizione fra di loro, Antonio Mairena si costruì un sapere impareggiabile.
La sua maniera di cantare cantes antichi e quasi scomparsi li rese nuovi e forse li cambiò profondamente, ma sempre nel grande rispetto delle tradizioni e della traiettoria storica del flamenco. Temeva molto di venire accusato di fare cose che fossero fuori dai canoni, e amava rispettarli in maniera totale. Per qeusto il suo cante si avvicina alla perfezione ed il suo repertorio è di una vastità enciclopedica.
Molte delle sue incisioni serviranno per molto tempo da termine di paragone per fissare l’ortodossia del cante, e grazie alla sua passione per il cante antico sono giunti fino a noi alcuni palos e alcuni modi di cantarli. Ha creato una vera e propria scuola, il mairenismo.

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The post Ana Amaya Molina first appeared on Mosaico Flamenco.]]> Ana Amaya Molina, Aniya la Gitana o Anilla la de Ronda.

Nasce e vive a Ronda, Málaga, tra il 1855 ed il 1933.

Cantores Ana Amaya Molina

L’artista Ana Amaya Molina

Cantaora e chitarrista, visto che aveva l’abitudine di cantare accompagnandosi da sola. Nella sua terra ha attuato nei cafés cantantes ‘Fornos’, ‘La Primera de Ronda’ e ‘El Pollo’. Conobbe a Don Antonio Chacón, oltre che la cantaora rondegna Paca Aguilera, li ritrovò nel 1890 nel tablao Café de Chinitas, di Málaga. Altri aneddoti della sua esistenza, che danno un quadro del suo valore artistico sono i seguenti: Pastora Imperio nella sua prima presso il ‘Teatro Español’, di Ronda, volle insistentemente conoscerla regalandole una bata de cola; la regina Victoria Eugenia nell’ambito di una festa data dalla familia reale ossequì la cantaora con un mantón de manila e Federico García Lorca la citò, insieme ad altre figure del cante nella sua conferenza ‘Importancia Histórica y artística del primitivo cante andaluz llamado Cante Jondo’, tenutasi a Granada nel 1922.
Nel 1930, all’età di settantacinque anni, prese parte alla ‘Semana Andalusa’ presso l’expo di Barcellona, dove fu ammirata accaparrandosi l’attenzione della stampa e del pubblico, ballando e cantando accompagnata alla chitarra da Ramón Montoya. Tra i molti articoli che le vennero dedicati citiamo quello apparso su ‘Estampa’ del 24 giugno 1930 scritto da José Benavides, nel quale si narrano alcuni dei suoi ricordi: Dalla sua dedizione al contrabbando in gioventù, ai suoi successi nei Cafés Cantantes come El Burrero di Siviglia o il Siete Revueltas di Malaga. Denominandola ‘la reina de los gitanos’, il giornalista scrive: ‘La casa dove vive Anita Amaya a Ronda è un luogo di pellegrinaggio, il giudice, il sindaco, il merciaio, dame di alto e basso lignaggio, sfilano davanti alla porta della sua dimora, luogo di sapere popolare.

Quotidianamente da Barcellona viene mandato un telegramma al segretario comunale in cui si dice che Aniya sta bene, l’anziana gitana mangia abbondantemente, dorme poco e beve molto. Si mandano telegrammi anche ai gitani, che impazienti vorrebbero vederla di ritorno, ma lei non vuole andarsene.’ Núñez de Prado,nella sua opera ‘Cantaores Andaluces’, le dedica un capitolo nel quale chiosa il suo cante por soleares e la sua vita di ‘schiava dell’amore’: ‘Aniya sente l’arte con il cuore, sente la grandiosità dell’arte.

La cantores Ana Amaya Molina

Ana Amaya Molina

Il suo cuore, il suo cervello, la sua anima assolutamente umani-nella più bella accezione di questa parola-vedono nella sua stessa arte il veicolo per inviare dalla sua intimità all’infinito tutta l’espressione della sua squisita tenerezza, delle sue ansie di godimento, dei suoi sogni d’amore, delle sue ambizioni d’affetto, prima e forse unica finalità d’ambizione della sua vita. Smania che muove ogni sua azione, che da impulso alle molle del suo organismo. Questo è ciò che la ha resa simpatica e grande, ancor più delle sue qualità canore.
Ciò le ha reso i trionfi artistici che ha raggiunto e gli applausi che ha ottenuto.’ Altra importante descrizione della sua personalità è costituita dal poema dedicatole da José Carlos de Luna, nel suo libro ‘El Cristo de los Gitanos’.

Oggigiorno la Città di Ronda le dedica un concorso di cante flamenco.

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I chitarristi Miguel Ángel Cortés e Paco Javiér Jiméno  https://mosaicoflamenco.com/i-chitarristi-miguel-angel-cortes-e-paco-javier-jimeno/ Thu, 19 Jul 2018 15:33:39 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=47 Miguel Ángel Cortés Miguel Ángel Cortés nasce a Granada nel 1972 in seno ad una famiglia di chitarristi. Alla precoce età di otto anni entra nel mondo del flamenco attraverso la Zambra del Sacromonte. Già...

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Miguel Ángel Cortés

il chitarrista flamenco Miguel Ángel Cortés

L’artista Miguel Ángel Cortés

Miguel Ángel Cortés nasce a Granada nel 1972 in seno ad una famiglia di chitarristi.
Alla precoce età di otto anni entra nel mondo del flamenco attraverso la Zambra del Sacromonte. Già dal 1986 accompagna grandi figure del baile come: Mariquilla, Manolete, Antonio Canales, Eva la Yerbabuena, Javier Barón e Juan Andrés Maya, facendo lunghe tournée in Europa, Turchia, Stati Uniti e Giappone.
Ha accompagnato in Spagna grandi figure del cante come José de la Tomasa, José Mercé, Chano Lobato, Enrique Morente, Miguel Poveda, Chiquetete, El Pele, Luis Heredia El Polaco, Morenito de Illora, Estrella Morente.
Nel 1990 incomincia a lavorare con la cantaora Carmen Linares insieme a suo fratello Paco Cortés in numerosi concerti in Spagna ed in giro per il Mondo.

Nel 1994 ottiene il primo premio del concorso di chitarra Paco de Lucía.
Nel 1995 presenta con il suo gruppo due concerti nel teatro Alhambra di Granada. Nel dicembre dello stesso anno collabora nell’incisione del disco Omega di Enrique Morente e del gruppo rock Lagartija Nick.

Il chitarrista di flamenco Miguel Ángel Cortés

Miguel Ángel Cortés

Nel 1998 comincia l’incisione del suo primo disco ‘Patriarca’ che riflette la sua maturità musicale non solo come chitarrista ma anche come compositore flamenco; mescola sapientemente una squisita sensibilità verso gli stili classici senza tralasciare una minuziosa ricerca di nuove forme musicali. Con questo lavoro realizzerà tournée in Spagna e Africa, in cui lo accompagnano José Antonio Galicia e Chico Fargas per le percussioni, Miguel Corral alla chitarra e Marina Heredia, Chonchi Heredia e Raquel Enamorado con il cante.

Nel 2005 incide ‘Bordón de Trapo’ con la collaborazione della già citata Carmen Linares. In questo disco Arcángelcanta una Soleá ed Esperanza Fernández una Bulería.
Sono anni che Miguel Ángel Cortés accompagna questi due artisti come loro chitarrista ufficiale creando in special modo con Arcángel una intesa musicale che ha dell’incredibile.

                                                                           

                                                                       Paco Javiér Jiméno 

Nasce a Estepona (Malaga) nel 1971.
Comincia a suonare la chitarra a soli 12 anni e tre anni dopo già si esibisce professionalmente nel Tablao Fiesta de Málaga.

chitarra flamenca di Paco Javiér Jiméno 

L’artista Paco Javiér Jiméno

Ha al suo attivo una lunga esperienza di accompagnamento al cante con figure di primo piano come Fosforito, José Mercé, Luis de Cordoba, Chano Lobato, Agujetas, persino Camaron.
E’ stato nel 1994 il chitarrista ufficiale del XXII Congreso de Arte Flamenco di Estepona e ha suonato al teatro Principe di Madrid, accanto a José Gomez Leon El Ecijano.
Come chitarrista e direttore musicale ha effettuato la tournée internazionale con la compagnia Fiesta Gitana, con l’Opera Flamenca “Xeb-Alhamar, su voz” e la compagnia del bailaor David Morales.
Al suo attivo ha moltissimi premi vinti in concorsi locali della zona di Malaga, come quello della Unión del Cante di Mijas-Costa e quello della Torre del Cante di Alhaurín de la Torre, ma anche premi molto importanti, come il primo premio internazionale di chitarra flamenca di Nimes, il prestigioso Premio Nacional Manolo de Huelva del XIV Concurso Nacional di Córdoba, o il famoso Bordón Minero del XXXV Festival Nacional del Cante de las Minas di La Unión. Nel 1998 vince a Montellano (Sevilla) il prestigioso premio El Madroñero destinato a chitarristi giovani. Nello stesso anno, vince il primo premio al concorso per giovani interpreti della Bienal di Sevilla, in seguito a cui partecipa a una serie di spettacoli nei maggiori teatri andalusi.

Si è esibito al Festival del cante de las Minas de la Unión, e in festival in America, Germania, Filippine, Israele, Grecia, Turchia, Marocco, Egitto, Russia, Irlanda…
Ha svolto anche attività di insegnamento a livello nazionale e internazionale. E’ insegnante di chitarra flamenca presso la Casa della Cultura del Comune di Estepona.
E’ stato artista invitato al festival internazionale della chitarra di Friburgo in Svizzera, che riunisce i migliori chitarristi al mondo di diversi stili musicali.
Ha suonato al festival di Jerez come concertista in un ciclo dedicato alla chitarra flamenca.
Si è esibito alla Bienal di Sevilla con la compagnia di Maria Serrano e con quella di David Morales, e al festival flamenco Catalano.

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Biografia di Camaron seconda parte https://mosaicoflamenco.com/biografia-camaron-2/ Fri, 23 Mar 2018 15:32:52 +0000 http://mosaicoflamenco.com/?p=9 L’incontro di Camarón con Paco L’incontro di Camarón con Paco de Lucía, per iniziativa di Antonio Sánchez Peciño, si verifica nel tablao Torres Bermejas, del quale era assiduo frequentatore il padre di Paco e...

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L’incontro di Camarón con Paco

L’incontro di Camarón con Paco de Lucía, per iniziativa di Antonio Sánchez Peciño, si verifica nel tablao Torres Bermejas, del quale era assiduo frequentatore il padre di Paco e nel quale Camarón lavorava tutte le sere.

Il cantaor di San Fernando ha lavorato in questo tablao dal 1969 al ’77.
Secondo quanto raccontava Camarón, prima del loro incontro nel Torres Bermejas si erano già visti a Jerez: “Non voleva suonare la chitarra per me. Eravamo ad una festa dei Domeq, ero con Rancapino e sono entrato lì. Gli artisti non smettevano di gridare: -Que cante, que cante. Ea que va a cantar un poquito este chiquillo-, allora mi conoscevano come Pijote.
Dissero a Paco che suonasse e Paco diceva ad Antonio Cepero: -suonagli tu-,ed io dicevo: -che nessuno suoni, suonerò io-. Ed ho cantato suonando da solo, facendola finita con tutti. E poi me ne andai via da solo. Rividi Paco tre giorni dopo e cominciammo a legare”.

Gli autori che hanno scritto sull’opera discografica di Camarón solgono dividerla in due parti.
La prima comprende il periodo 1969-1977, e si caratterizza per l’intima collaborazione con Paco, dando come frutto la produzione di nove dischi.
Tutto questo lavoro insieme è stato diretto e supervisionato da Antonio Sanchez Peciño, padre di Paco.
La seconda parte dell’opera discografica di Camarón comincia con “La Leyenda del Tiempo”, pubblicato nel 1979, e crea una rottura in tutti i sensi con tutti i lavori antecedenti.
Comincia con questo album una nuova tappa nella carriera del cantaor di San Fernando.
Ma andiamo per ordine e cominciamo coll’approfondire il primo periodo (1969-77).
I nove dischi della prima tappa si succedono con cadenza annuale e, “Furono realizzati con mezzi tecnici rudimentali; ognuno di essi fu registrato, presa diretta e livelli, in un pomeriggio nello studio di otto piste, il più piccolo della sede della compagnia Philips Fonogram”.

Nel 1969 appare il primo disco “El Camarón de la Isla con la colaboración especial de Paco de Lucía”, anche se lo si cita sempre per il primo pezzo che è una bulería,intitolata “Al Verte las Flores Lloran”, della quale si è detto che risente di una certa influenza da parte di La Perla de Cádiz.
L’aroma gaditano si può apprezzare in diversi temi e ciò è logico visto che quando è stato inciso il disco, Camarón aveva diciott’anni, ed a quell’età era normale che i cantes che interpretava fossero quelli che facevano parte del repertorio di Camarón in quel momento della sua vita. Paco de Lucía aveva in quel frangente ventun anni. Fra i pezzi del disco, si equilibrano quelli che si denominano canti drammatici con i canti di festa.
Le letras rispecchiamo motivi tradizionali, comprendendo tre bulerías, tre fandangos di cui uno de Huelva, ed un corte per ogni uno dei seguenti stili: tientos, siguiriyas, tarantas, soleá, tangos e alegrías.

Nel 1970 appare il secondo LP di questa giovane coppia di artisti, sotto lo stesso lemma dell’anno precedente. Questo nuovo disco prende il titolo dal suo primo pezzo, che è la soleà “Cada vez que nos miramos”.
A continuazione del primo disco anche il repertorio di quest’ultimo è molto variegato ed equilibrato tra temi drammatici e festaioli. Entrano nel repertorio del cantaor tre nuovi stili: la romera, la taranta e la granaina. La composizione dei pezzi figura a nome di Antonio Sanchez e in quattro brani a nome di Antonio Fernández, cioé Fosforito.

Continua a comparire l’intestazione degli anni antecedenti, “El Camarón de la Isla en colaboración…” anche nel disco che realizza nel 1971.  Il primo pezzo si intitola “Son tus ojos dos estrellas”. Predominano in questo lavoro gli stili drammatici anche se, in generale il disco si sviluppa seguendo la tonica di quelli passati.
Distacca la soleá apolá “El espejo en que te miras”.
Le letras figurano sempre a nome di Antonio Sanchez, cioé il padre di Paco.

Canastera è il successivo album della mitica coppia. Appare nel 1972 ed è motivo di forti polemiche per la reazione in quello che si potrebbe definire “il ramo ortodosso degli aficionados”; questo nuovo lavoro vuole esporre la creazione di un cante nuovo: la Canastera. Si è detto che il tema si basa su un fandango de Huelva.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

L’opera del 1973 appare sotto il titolo di “Caminito de Totana”, titolo del primo pezzo.
Si ritorna totalmente all’ortodossia ed in nessuno dei pezzi si trascende dalla tradizione. Predominano i “cortes” con cantes caratterizzati dal tema drammatico. Letras del solito Antonio Sánchez.

“Soy caminante” è il titolo dell’album che appare nell’anno 1974, nel quale i cantes registrati si riducono a dieci invece dei soliti dodici dei dischi precedenti. Tutti i pezzi sono di Antonio Sánchez.

Nel 1975 esce “Arte y Majestad”, che viene considerato da alcuni dei biografi di Camarón come l’opera più personale del cantaor di San Fernando “in ciò che concerne la sua forma di cantare: impostazione della voce, giri vocali, peculiari melismi…”. Quest’album,il cui titolo dà il nome a una bulerías dell’opera, è dedicato al torero Curro Romero.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

Il disco del 1976 è “Rosa María”. Torna a comparire ciò che Camarón e Paco progettavano di imporre come nuovo stile del cante, come avevano precedentemente fatto con Canastera.
Di “Rosa María” il pezzo che è diventato più popolare è il tangos che gli dà il nome.
Come novità appaiono delle sevillanas e una bamberas, stili inconsueti in bocca a Camarón. Letras di Antonio Sanchez.

Il 1977 vide l’ultimo lavoro con la collaborazione con Paco di questo loro primo periodo, “Castillo de Arena”. Il primo pezzo del disco, una bulerías intitolata “Samara”, presenta la novità di avere Camarón stesso come firmatario della letra insieme a Antonio Sánchez.
La lista di palos dell’album è varia e sintetizza i cantes che ha offerto negli anni precedenti con l’accompagnamento di Paco.

Al di fuori dei nove dischi prodotti con Paco in questo primo periodo, Camarón realizzò in forma sporadica qualche pezzo in opere collettive: “Flamencos”, realizzata da un gruppo coordinato da Antonio Arenas nel 1968; fu la prima volta che Camarón vide uno studio di registrazione, non aveva ancora diciott’anni. In quest’opera incise quattro pezzi, due bulerías, una alegría de Cádiz e una soleares. L’anno seguente collabora nel disco “La Historia del Flamenco”, prodotto da RCA. Questo disco fu concepito da Sabicas, che firmò tutti i pezzi. In questo lavoro Camarón interpreta due fandangos e due bulerias.
Opere minori sono in quell’epoca i singles di Villancicos, i canti di Natale, editi nel 1974: “La Virgen María” e “A Belén pastores”. Come curiosità, segnaliamo la sua interpretazione nel film “Casa Flora” del tema “Seré… Serenito”, nel 1973.

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Biografia di Camaron prima parte https://mosaicoflamenco.com/biografia-camaron-1/ Thu, 21 Dec 2017 22:19:39 +0000 http://mosaicoflamenco.milangotan.com/?p=1 Il Mito assoluto del Cante Flamenco: Camarón De La Isla Biografia parte prima Il giorno 12 maggio del 1992 venne presentato al pubblico l’ultimo disco di Camarón de la Isla  “Potro de rabia y...

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Il Mito assoluto del Cante Flamenco: Camarón De La Isla

Biografia parte prima

Il giorno 12 maggio del 1992 venne presentato al pubblico l’ultimo disco di Camarón de la Isla  “Potro de rabia y de miel”.
Il giorno 2 luglio successivo Camarón morì.
Al suo funerale assistettero centomila persone. Anche se Camarón de la Isla era scomparso permaneva la sua leggenda che era nata già prima che il grande cantaor morisse.
Nel libretto del disco citato si può leggere: “Perché il leggendario Camarón è molto più che uno dei più grandi cantaores di tutti i tempi. Camarón è mitologia, è un simbolo della concezione dionisiaca dell’esistenza”. “La Isla” è per antonomasia l’isola su cui sorgono Cádiz e San Fernando, che si chiama Isla de León.

José Monge Cruz, Camarón de la Isla nasce il 5 dicembre del 1950 a San Fernando, città di 88.500 abitanti nella baia di fronte a Cádiz in seno ad una famiglia gitana. Il nome Camarón (piccolo crostaceo simile a un mini gamberetto, che in italiano si chiama squilla) gli è stato dato da un suo zio perché aveva la pelle bianca ed i capelli biondi, cosa poco comune in un gitano.
Dopo una breve scolarizzazione, trascorse l’infanzia nella fucina di suo padre e, più avanti, alla Venta de Vargas, notissimo ristorante bar tradizionale e popolare di San Fernando.
Si può dire che Camarón sia stato allattato a flamenco! Era solito dire nelle sue interviste; “Mia madre mi ha partorito cantando por bulerías”. Il cante flamenco era qualcosa di naturale e quotidiano nella famiglia Monge Cruz, visto che le tradizionali feste flamenche erano abitudine in quella casa.
Cantavano suo padre e sua madre, e Camarón diceva di aver appreso il cante proprio dalla madre.
Da sua madre e dai vecchi artisti che paravano a casa sua, proprio per ascoltare figure artistiche come Pastora Pavón – La Niña de los Peines, La Perla de Cádiz, Manolo Caracol, Arturo Pavón, El Pinto ed altri numeri uno del cante, che sedevano nel patio della casa di questa famiglia da amici e cantavano.In quel giardino arrostivano carne di cavallo, bevevano vino ed ascoltavano Juana Cruz cantare le sue bulerías, i suoi tangos, i suoi fandangos, gli stessi palos che il giovane José imitava ancora in tenera età, esibendosi, adolescente, con la sua chitarra alla Venta de Vargas, per raccogliere le mance dei clienti.
Camarón cominciò a frequentare la Venta de Vargas molto presto, e lì le sue qualità canore divennero subito leggenda. Era il luogo in cui i buoni aficionados della Baia di Cádiz andavano proprio  per ascoltare il bambino prodigio del cante.
Pare che Juan Vargas, proprietario della venta che porta il suo stesso nome, insistette presso Manolo Caracol, suo amico intimo, perché ascoltasse cantare il giovane cantaor flamenco. Caracol lo ascoltò e non fece commenti. Camarón aveva allora dodici anni, la strana reazione di Caracol diede luogo ad interpretazioni  molteplici e contrastanti.
Si racconta cha a quei tempi José andasse con il suo amico Rancapino al bar gaditano El Burladero, dove entrambi cantavano per farsi conoscere e guadagnarsi qualche soldo, partecipando così alle loro prime juergas.
Si dice che Camarón cantava con Rancapino sul tram che li portava a Cádiz con l’intento di raccogliere qualche moneta, ma chi l’ha conosciuto intimamente non crede che questa sia stata la realtà dei fatti “…Quando dicono che, con Rancapino, sul tram passava col barattolo…, non è cosa accertata e soprattutto non può crederci nessuno che lo abbia conosciuto”, dice José Candado nella sua opera “Camarón, biografía de un mito”.
Si è detto anche che José vinse il suo primo premio in un concorso di canto celebrato a Montilla nel 1962, ma Candado assicura che Camarón ha partecipato invece al Quarto Festival de Cante Jondo de Mairena del Alcor, nel quale ottenne il primo premio del secondo gruppo di cantes festeros, alegrías, bulerías y soleares.
Nel 1963 durante la Feria de Sevilla, nella caseta della Venta de Vargas, Camarón  cantò al cospetto di Antonio Mairena. Mairena in quest’ occasione fu più esplicito di Caracul, asserendo: “Canta muy gitano”.
Nel 1964 Miguel de los Reyes, cantaor e direttore della Taberna Gitana di Málaga, stava cercando per i circoli flamenchi della baia di Cádiz, un giovane cantaor per il suo “cuadro flamenco”. Ascoltò Camarón e Pansequito, ma sceglie il primo.
Per farlo lavorare nonostante la giovanissima età, si dovette ricorrere allo stratagemma di una falsa dichiarazione di sua madre, nella quale si diceva che José aveva sedici anni e non i quattordici non ancora compiuti che aveva in realtà. Un’altra versione della storia ce la racconta Camarón stesso: “Cantava Pansequito con loro, ma doveva partire per la mili (lett.naja n.d.t.), quindi cercarono Rancapino, questi gli parlò di me e quindi mi misero nel cuadro. Miguel Da Los Reyes si chiuse con me nel camerino dove cantai per lui e all’uscita disse a Rancapino che avrebbe portato me e che lui non andava nemmeno a Conil (paese costiero a pochi kilometri da San Fernando n.d.t.)…!”.
Nel tablao di Miguel de los Reyes, José incontra José el Chaqueta, persona che ebbe molta influenza su di lui.
Dopo aver lavorato nella Taberna Gitana per due anni, lavora per i tre anni successivi nelle compagnie di Juanito Valderrama, Dolores Vargas e Antonio Arenas. E’ stato un periodo di autentico di rodaggio per il cantaor di San Fernando.
In quest’epoca, ecco le sue prime incisioni discografiche.
La prima avviene nella cornice di in un disco collettivo, al quale partecipano El Turronero, El Chato de la Isla ed altri membri del gruppo flamenco Cuatro Cantes, e che comprende due bulerías, una soleá ed alcune alegrías.
Posteriormente, nel 1969, torna ad incidere in un’antologia diretta da Sabicas, nella quale Camarón interpreta alcuni fandangos.
In quello stesso anno José Monge fa il salto verso Madrid, luogo dove a quei tempi si trovavano tutte le figure del flamenco: Enrique Morente, El Sordera, José Menese, Terremoto de Jerez, La Perla ed un lungo elenco di artisti centrali nel mondo del flamenco.
Si può dire che per lui comincia una nuova e fondamentale tappa della sua carriera, e non solo per il fatto di entrare stabilmente nel cuadro flamenco di un tablao di ottimo livello della capitale, ma anche perché ciò gli permise un incontro che diventerà decisivo nel corso della sua futura carriera: quello con Paco de Lucía.

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