Cultura del flamenco | Mosaico Flamenco https://mosaicoflamenco.com Il portale italiano della cultura del flamenco Mon, 30 Jul 2018 16:39:44 +0000 it-IT hourly 1 La terra del Flamenco https://mosaicoflamenco.com/la-terra-del-flamenco/ Mon, 30 Jul 2018 16:39:44 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=270 Andalucia   Almería Per molti secoli, questa provincia dal paesaggio brullo e dai sistemi montuosi aridi interrotti da piane rocciose fu considerata “el culo de España”. Solamente a partire dagli anni sessanta, grazie al...

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Andalucia

 

Almería

Per molti secoli, questa provincia dal paesaggio brullo e dai sistemi montuosi aridi interrotti da piane rocciose fu considerata “el culo de España”. Solamente a partire dagli anni sessanta, grazie al numero sempre più elevato di turisti e a coltivazioni estensive, il quadro generale ha iniziato a mutare. Fu infatti in quell’epoca che vennero costruiti numerosi villaggi turistici, mentre per le coltivazioni si utilizzarono metodi più moderni tanto che spesso i tratti di costa ci appaiono nascosti sotto teli di plastica, dove giungono a maturazione  frutta e verdura che negli ultimi anni hanno invaso il mercato europeo.
Il capoluogo della provincia, di scarso interesse culturale, viene per lo più visto come stazione di transito. Ma la prima impressione è quanto mai sbagliata e ingannevole, poiché Almería è una delle città più antiche d’Europa e vanta uno splendido passato. Molto prima infatti che Fenici, Cartaginesi, Greci e Romani sfruttassero il Portus Magnus -il golfo di Almería-, qui si svilupparono culture preistoriche che hanno dato il proprio nome a intere epoche; come l’insediamento di Los Millares, dove più di 4000 anni fa si lavorava già il metallo. I ricchi giacimenti minerari furono alla base dello sviluppo dell’insediamento di El Agrar, sulle rive dell’Antas, risalente all’Età del Bronzo. Il periodo di massimo splendore della città risale comunque al X secolo, sotto il Califfato di Córdoba. In origine al-Mariya era un piccolo insediamento intorno alla torre di guardia, la cui importanza, peraltro scarsa, si basava sul fatto di essere a difesa del porto di Bayyana, l’attuale Pechina, che nel IX secolo era una potenza marittima prospera e indipendente. Abd-ar-Rahman III elesse invece la città, il cui nome significa “specchio del mare”, a capitale del distretto. Dopo la caduta dell’impero Omayyade Almería divenne nell’XI secolo la sede di uno tra i più potenti regni taifa di tutta l’Andalusia, al quale in fasi diverse appartennero anche Córdoba, Murcia, Jaén e parti di Granada. Seppur per breve tempo, pare anche che fu tra i più vivaci nodi commerciali di tutta la Spagna. Dalla metà del XIII secolo Almería fu inglobata nel regno dei Nasridi di Granada fino a quando, senza combattere, si consegnò ai re cattolici. In questo modo le vennero risparmiati saccheggi e distruzioni, ma il 22 settembre 1522 fu colpita da un gravissimo terremoto, che ridusse in cenere interi quartieri. A questo ne seguirono altri nel XVI e nel XVII secolo, che portarono nuove distruzioni che decimarono la popolazione. tanto che Almería per secoli ebbe a soffrire di uno stato di estrema povertà.
Solo con l’edificazione di un nuovo porto, nel 1847, si ebbe un certo miglioramento economico, che spiega anche il volto decisamente moderno della città. Solamente le stradine tortuose nella parte vecchia ricordano il suo splendido passato moresco.

 

Cádiz 

Sin dalle origini, la provincia di Cadice ha avuto un ruolo di primo piano nella storia dell’intera penisola iberica grazie alla sua straordinaria posizione goegrafica. Al confine tra atlantico e mediterraneo questa regione si slancia in mare formando un triangolo appuntito, vera e propria testa di ponte verso l’africa, esattamente dove Eracle avrebbe eretto le proprie colonne: il monte Moussa, per gli africani e la rocca di Gibilterra per gli europei. Qui, secondo Platone, si trovava il leggendario regno di Atlantide, che forse è da ricollegare all’antico regno di Tartesso, alla foce del Guadalquivir. Intorno al 1100 a.c. i Fenici fondarono su uno sperone roccioso sul mare Gadir, l’odierna Cadice, la città più antica d’Europa. Gadir fu poi conquistata dai Romani, che la ribattezzarono Gades, e divenne la prima città dedita al commercio marittimo dell’impero, da dove partivano per Roma argento e rame, vino e lana. Gades possedeva il monopolio per il pesce sotto sale ed era nota per un particolare articolo da esportazione, le graziose “puellae Gaditanae” molto richieste dai Romani come ballerine durante le feste. Secoli dopo, la città avrebbe conosciuto una nuova età dell’oro, quando tolse nel 1717 a Siviglia il monopolio per i commerci d’Oltremare. Cadice entra nella storia anche per essere stata a lungo un vero e proprio faro per tutti i liberali, poiché fu proprio qui, nel 1812, che venne emanata la prima costituzione liberale d’Europa durante la guerra di liberazione spagnola. Ma sono ancora molti gli episodi che hanno fatto entrare Cadice nella storia: a Tarifa iniziò infatti l’invasione dei conquistatori mori, che nel 710 sbarcarono per la prima volta nella città più meridionale della Spagna; da allora la città reca il nome del comandante berbero Tarif. Da Sanlúcar de Barrameda Colombo partì nel 1498 per la terza delle sue esplorazioni, mentre Magellano da qui iniziò la sua circumnavigazione. Dai tempi della guerra di successione spagnola, un piccolo lembo inglese si è insediato a Gibilterra, e a Capo Trafalgar Lord Nelson ottenne nel 1805 la
sua più celebre vittoria. Ma accanto a tanta storia, Cadice ha molto da offrire anche da un punto di vista paesaggistico: la celebre zona di produzione vinicola tra Jerez, Sanlúcar de Barrameda ed El Puerto de Santa María. ma anche i giganteschi pascoli da Medína Sidonia fino a Jimena de la Frontera, il parco naturale di Sierra de Grazalema, con una ricchissima varietà di flora, e i pittoreschi pueblos blancos, i villaggi bianchi del triangolo Cadice-Tarifa-Ronda, che si stagliano candidi contro lo sfondo scuro delle catene montuose.

La Provincia di Córdoba

Ai piedi della Sierra Morena, divisa in due parti dal corso del Guadalquivir, si estende la provincia di Córdoba: il fiume separa la zona montuosa, a nord, dalla Campiña, a sud, che è una zona collinare con campi fertili. Fulcro della regione è il suo capoluogo, un tempo celebre come residenza del califfato e meccca delle scienze, vera e propria metropoli dell’lslam accanto a Baghdad. La poetessa tedesca Roswitha von Gandersheim lodò nel X secolo come “ornamento del mondo” la città di Córdoba, il cui centro era all’epoca formato dalla Medina con la grande moschea. Ancor oggi, passeggiando nel centro storico, si può percepire l’importanza della vivace città moresca, anche se di primo acchito, con i suoi circa trecentomila abitanti, potrebbe sembrare provinciale al cospetto delle altre celebri città andaluse, Siviglia e Granada.
Del passato glorioso non si è conservato molto, ma i pochi resti sono straordinariamente importanti e unici in tutto il panorama europeo.

La storia di Córdoba inizia con i Fenici, sotto il cui dominio la città avrebbe assunto una grande importanza economica. All’incirca a partire dal 200 a.C. passò sotto il dominio romano, e con Augusto Córdoba venne nominata capoluogo della provincia romana della Baetica, fino a quando fu soppiantata da Hispalis (Siviglia), nel IV secolo. Qui nacquero celebri poeti e filosofi romani, come Seneca e Lucano. Dopo essere stata conquistata dai Visigoti, nel VI secolo, la città divenne sede vescovile, ma il suo vero periodo di fioritura iniziò quando Abd ar-Rahman la tramutò nella capitale del suo emirato, nel 756. Non solo fece portare a Córdoba melograni e palme da dattero, ma pose anche la prima pietra per lo splendido sviluppo dell’architettura e dell’arte araba. Sotto ar-Rahman ed i suoi successori si avviò un’intensa attività edilizia, grazie alla quale la città divenne un centro di rappresentanza durante il regno degli omayyadi. Con Abd ar-Rahman III Córdoba divenne la città più importante del Mediterraneo, con più di 300 moschee, 300 bagni pubblici, 50 ospedali, 80 scuole e 20 biblioteche pubbliche, 17 scuole superiori. Purtroppo, la caduta del califfato portò con se anche il crollo della metropoli: già nel 1013 alcune truppe berbere fanatiche distrussero la sfarzosa città reale di Medina az-Zahara, e nel 1031 Córdoba divenne la sede di uno dei numerosi regni Taifa. Nel XII secolo visse ancora un periodo di fioritura spirituale, i filosofi Maimonide e Averroé sono sicuramente i più celebri rappresentanti di quest’epoca, fino a quando nel 1236, con Ferdinando III, in città entrò un reggente cristiano. Con la riconquista della città, si avviò una massiccia immigrazione dal Nord castigliano, e Córdoba divenne un importante centro per il commercio di sete e tessuti di cotone. Ma la cacciata delle popolazioni more ed ebree, la crisi economica del XVI secolo, l’epidemia di peste e le rivolte del XVII secolo offuscarono lo splendore originario.

The post La terra del Flamenco first appeared on Mosaico Flamenco.]]> Dizionario flamenco: La N https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-n/ Mon, 30 Jul 2018 16:10:34 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=308 I termini che iniziano per N § Natural Nel Flamenco si definisce così la voce di petto. § Octava Ottava. Serie di otto suoni che comprende i sette suoni che costituiscono la scala e termina...

The post Dizionario flamenco: La N first appeared on Mosaico Flamenco.]]> I termini che iniziano per N

§ Natural
Nel Flamenco si definisce così la voce di petto.
§ Octava
Ottava. Serie di otto suoni che comprende i sette suoni che costituiscono la scala e termina con la ripetizione del primo suono, più acuto o più grave di un’ottava.

§ Olé
E’ l’esclamazione che rappresenta nel Flamenco il modo di apprezzare più alto, ed è la forma più primitiva e profonda di comunicare il proprio entusiasmo.
Accompagna anche i movimenti del torero.
Olé deriva dal vocabolo arabo Allah, Dio. Anche gli arabi dicono “Allah” quando vedono qualcosa che è al di là delle parole o quando sentono un suono vicino alla perfezione.
Invocando il Creatore si esprime ammirazione e si manifesta la propria partecipazione, in qualità di spettatore attivo, alla situazione.
Come esclamazione di approvazione è usata tanto nel Flamenco che nel linguaggio comune.

§ Ópera flamenca
Spettacolo Flamenco che comprende musica canto e danza. Di solito viene organizzato in grandi teatri o addirittura nelle arene. Proliferò negli anni fra il 1920 e il 1936 in tutta la Spagna.

§ Órdenes
Le corde della chitarra. All’origine erano 5, poi sono diventate 6.

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Dizionario Flamenco: La T https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-t/ Mon, 30 Jul 2018 16:04:25 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=316 Le parole che iniziano con la T § Tablao Termine andaluso per Tablado, indica l’assito, il pavimento di legno, il palco. Per estensione il termine si usa per definire i locali in cui è situato...

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Le parole che iniziano con la T

§ Tablao
Termine andaluso per Tablado, indica l’assito, il pavimento di legno, il palco.
Per estensione il termine si usa per definire i locali in cui è situato un tablao e che offrono uno spettacolo di Flamenco come in un piccolo teatro, nella scia dei vecchi “cafés cantantes”.
Di solito i tablaos sono il luogo in cui il turista incontra lo spettacolo Flamenco, tanto che si sono molto diffusi proprio insieme con la diffusione del turismo di massa. Ve ne sono un po’ di tutti i tipi, da quelli assolutamente seri, che esibiscono grandi artisti a quelli dedicati ai turisti, che offrono spettacoli di cliché commerciale.
Maneggiare con cura!

§ Tacon
Tacco della scarpa.

§ Taconeo o Zapateado
“Lavoro” di tacchi. Indica in realtà per estensione il fatto di produrre suoni con i piedi.

§ Tambor
Tamburo.
Nella tecnica della chitarra indica un effetto percussivo che si produce tirando la sesta corda, la più grave, verso il basso in modo che si scontri con la quinta, come avviene ad esempio por Tarantos. Suona davvero come una falsa percussione, di tono molto grave, mentre si suona il rasgueo.
Un altro effetto percussivo si può produrre facendo rimbalzare il pollice in tutta la sua lunghezza sulle corde per stoppare il suono.

§ Tambores
Cilindretti di accordatura sui quali vengono avvolte le corde della chitarra per dare loro la giusta tensione.

§ Tapa armónica
Parte frontale della cassa armonica della chitarra, dove si trova il ponticello. Normalmente fatta in legno d’abete o cedro per le ottime qualità sonore dei due legni.
Questi legni permettono, parallelamente alla loro venatura una trasmissione del suono molto rapida, pari a circa 10 volte quella dell’aria.

§ Tapao

Modo di suonare la chitarra tappando tutte le corde per non produrre melodia ma solo ritmo. Vedi Palo Seco.

§ Tarab
Equivalente arabo del termine Duende, ma con valenze senz’altro più mistiche se non addirittura dichiaratamente religiose, indica uno stato di estasi prodotto dal canto. Chi è in questo stato può stracciarsi le vesti, rompersi brocche in testa, e rotolarsi per terra…

§ Tembleque
Un rapidissimo suono prodotto alternando i tacchi senza altro movimento nel corpo. Produce un tremolio.

§ Temple
Accordare la voce per sintonizzarla con il tono della chitarra producendo anche soltanto un breve Ay. Il fenomeno si ritrova nella musica araba.

§ Templar
Nel gergo flamenco è sinonimo di accordare.

§ Tensar
Atto di tirare le corde per far loro acquisire il “carattere” che devono avere senza mandarle fuori tono.

§ Tercios
Indica ognuno dei versi della letra. Il termine deriva dal fatto che “tercio“, originariamente, si chiamava ognuno dei versi che componevano una letra di  soleá di tre versi, nella quale, appunto, ogni verso era un terzo. Da qui, si cominciò a definire “tercio” qualunque verso cantato, in qualunque palo, che si potesse distinguere dal verso seguente o precedente. La durata di un tercio non è costante, e sta al cantaor la libertà di legarli fra loro, ripeterli, prolungarne uno o abbreviarne un altro durante l’esecuzione.

§ Ternario
Ritmo che si suddivide in unità semplici di tre tempi.

§ Tirititrán
Suono usato come tipico modo di introdurre il cante por Alegrias. E’ una specie di simbolo del cante flamenco stesso, che è infatti stato scelto come nome per locali, performances, programmi televisivi legati al flamenco.

§ Tocaor
Il termine indica chi si esibisce suonando la chitarra. E’ diverso da “guitarrista”, che indica chi suona soltanto, perché il tocaor suona e compone.

§ Tocar apoyando
Suonare appoggiando. Schiacciare una corda lasciando il dito a riposare sulla corda sottostante. La tecnica si usa nel Picado (vedi).

§ Tocar sin apoyar
Suonare senza appoggiare. Dopo aver suonato una corda, il dito se ne stacca e termina il suo percorso in aria “recorrido en el aire”.

§ Tocaor
Si definisce così soltanto il chitarrista Flamenco. Il chitarrista generico viene detto Guitarrista.

§ Tono
Il tono è la distanza tra due note come Do e Re e quindi è una differenza di altezza tra 2 suoni.
Il termino “tono” viene anche usato in modo più generico per indicare una singola nota o un accordo.
Nel flamenco il cantaor può chiedere al chitarrista “dame tono”, per indicare di dargli gli accordi o una nota di riferimento per templar (intonare) il cante nel palo scelto.

§ Toque
Tocco. Tutto ciò che si riferisce al suonare la chitarra.
In particolare indica l’interpretazione Flamenca del modo di suonare la chitarra.
Può essere basato su una ritmica precisa (come ad esempio ne los Tangos), per cui si definisce toque a compás o lavorare fuori da schemi ritmici (ad esempio en la Granaina) per cui si definisce toque libre. Il toque libre è il campo principe dell’improvvisazione, quello in cui il tocaor non ha altri limiti che il proprio stesso Duende!
Anche nel toque libre a volte ci sono dei passaggi che seguono una sorta di ritmo, raggiungendo un  picco di espressività per poi ritornare libres.
Questo fenomeno si ritrova nella musica araba, durante le improvvisazioni senza ritmo di uno strumento solista, dette Taqasim, che hanno, sommariamente, questa struttura: inizio in totale libertà dal ritmo, crescendo dell’espressività, raggiungimento di un acme con comparsa di una certa struttura ritmica, ritorno alla libertà.

§ Traje de Gitana o de Flamenca
Vestito tradizionale popolare andaluso che si usa nelle ferias. Comprende obbligatoriamente la sottogonna (enagua) e lo scialle (mantoncillo). Cambia con le mode e anche varia parecchio a seconda del livello sociale di chi lo indossa.

§ Transportar
Spostare un brano musicale cambiandone la tonalità senza modificarne gli intervalli. Si ottiene facilmente con la chitarra mettendo il capotasto (Cejilla).

§ Traste
Tasto della chitarra.

§ Trémolo
Tecnica della chitarra nella quale il chitarrista suona una nota grave seguita da 3 o 4 rapide ripetizioni della stessa nota più acuta, dando l’impressione di ascoltare due chitarre che suonino insieme.
Il tradizionale metodo di esecuzione nella chitarra flamenca vede in rapida successione pollice, indice, anulare, medio, indice.

§ Tronío
Pronuncia Andalusa di tronído. Lett. Scoppio, fragore, rombo del tuono.
Nel flamenco si usa per indicare chi si fa notare per caratteristiche positive particolari: bellezza, temperamento o espressività artistica.
Si usa anche per indicare riunioni in cui i partecipanti, artisti e/o spettatori, abbiamo qualità eccezionali.

 

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Dizionario Flamenco: La Z https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-z/ Mon, 30 Jul 2018 15:58:36 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=325 I termini che iniziano per Z § Zambomba Strumento tipico del Natale a Jerez de La Frontiera, accompagna i Villancicos, canti natalizi. Per analogia indica i canti tradizionali, fatti in famiglia e tra amici. § Zapateo...

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I termini che iniziano per Z

§ Zambomba
Strumento tipico del Natale a Jerez de La Frontiera, accompagna i Villancicos, canti natalizi. Per analogia indica i canti tradizionali, fatti in famiglia e tra amici.

§ Zapateo
Vedi Taconeo.
§ Zapateado

Vedi Taconeo. E’ anche il nome di un Palo.

§ Zapato
Scarpa.

§ Zarzuela
Operetta spagnola.

§ Zoquete
In italiano zocchetto.
Pezzo di legno che viene situato nella parte interna della cassa armonica, dove questa si attacca al manico. Viene posizionato lì per rinforzare l’unione delle due parti.

§ Zyryab
Poeta e musicista iracheno che emigrò a Cordova nella Spagna Moresca, provenendo dalla corte di Baghdad e attraversando tutto il Medio Oriente ed il Nord Africa. Uomo dotato di capacità leggendarie e grande carisma, influenzò gli artisti del suo tempo e anche dei tempi a venire. Si ritiene che sia stato lui ad aggiungere la quinta corda al liuto e quindi alla chitarra.

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