storia del flamenco | Mosaico Flamenco https://mosaicoflamenco.com Il portale italiano della cultura del flamenco Mon, 30 Jul 2018 16:51:21 +0000 it-IT hourly 1 Le basi del Flamenco https://mosaicoflamenco.com/le-basi-del-flamenco/ Mon, 30 Jul 2018 16:49:58 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=340 La struttura dell’arte flamenca Sulle origine del flamenco molto è stato detto e scritto. Ma dal momento che ci troviamo di fronte ad un’arte molto vasta sia in ambito artistico che geografico, caratterizzata inoltre,...

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La struttura dell’arte flamenca

Sulle origine del flamenco molto è stato detto e scritto. Ma dal momento che ci troviamo di fronte ad un’arte molto vasta sia in ambito artistico che geografico, caratterizzata inoltre, almeno sino ad un certo punto, dalla tradizione prettamente orale, niente può essere innalzato a scienza esatta. Il corretto approccio è bensì considerare una serie interminabile di congetture, interpretare il retaggio culturale ancora forte e presente in queste regioni e analizzarlo con uno sguardo antropologico.

Una delle prime cosa da tenere in considerazione è la dominazione araba nella penisola Iberica, durata quasi otto secoli, con i centri del potere e della cultura nel sud del paese, il califfato di Al-andalus, che ebbe come capitali le città di Cordoba e Granada.
Lo stile del canto moresco, con i suoi lamenti, la tipica modulazione vocale, unito alle romanze castigliane che dal nord si diffusero nel sud della penisola, a partire dal XV secolo, di pari passo con la riconquista, andò formando lo stile canoro denominato ‘Cante Andaluz’.
Molti attribuiscono la creazione del flamenco al popolo gitano: sebbene il suo ruolo sia stato importantissimo nell’evoluzione di quest’arte, relegarla a produzione esclusiva di coloro sarebbe ingiusto e storicamente errato. L’influenza gitana è stata comunque fondamentale nello sviluppo del flamenco, ma non tanto da prescindere da molti altri fenomeni e correnti musicali già esistenti e radicati nel territorio.

I gitani, per loro tradizone, furono un popolo errabondo, e vennero scacciati da tutti i paesi per il loro modo di vivere. In Spagna entrarono agli albori del XV secolo attraverso la Catalunya; alcuni si fermarono a nord ed altri precedettero verso sud, fermandosi nella parte occidentale dell’Andalucia, nelle provincie di Siviglia e Cadiz. Altre versioni indicano una loro provenienza dall’Africa, in seguito alla loro espulsione dall’Egitto: quindi questa teoria presuppone un’entrata nella penisola Iberica da sud, una delle ipotesi a difesa di questa tesi è che la definizione gitano derivi da -egipciano-.
Tralasciando però queste congetture che fanno parte di un periodo storico precedente a quello che vogliamo sviscerare in questo approfondimento, ciò che realmente interessa è spiegare che i gitani hanno senz’altro diffuso il Flamenco a partire dalle zone in cui si stanziarono prima di tutto, cioè Cadiz e Siviglia, per poi diffonderne le forme primitive con le loro migrazioni in Andalusia.
Dove essi arrivavano ad insediarsi, col tempo, mescolavano i loro stili di produzione artistica con quelli autoctoni della zona, dando luogo a nuove forme ed evoluzioni che a loro volta sarebbero migrate verso nuove terre in un’interminabile e continuo rimescolamento culturale che attraverso i secoli e le migrazioni nella geografia andalusa ha dato forma e base ai vari stili del flamenco arrivati fino ai giorni nostri e oggi denominati ortodossi.

Si può incominciare a dire che il Flamenco nasce primordialmente come canto e che esistono due tipi di flamenco primordiale: quello dei contadini andalusi poveri e sfruttati e quello dei gitani erranti e perseguitati. Il punto che li accomuna è sicuramente la sofferenza, sentimento che è alla base della cultura flamenca. La voce umana è sicuramente il primo e più spontaneo strumento musicale, lo strumento intorno al quale si creò tutto l’impianto del flamenco.

Il canto più antico di cui si ha conoscenza è la Tonà, che fa parte dei palos basici, senza compas né accompagnamento.

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The post La storia del festival de cante jondo de las minas first appeared on Mosaico Flamenco.]]> L’ evoluzione e le edizioni del festival di Flamenco

In ogni festival flamenco di Spagna, molta importanza viene data ogni anno alla compilazione e all’impaginazione del manifesto, il “cartel”. Soprattutto se si tratta di un festival importante, come nel caso del Festival del cante de las minas di La Union, il progetto grafico del cartel viene affidato ad artisti riconosciuti.

Al pie de la montaña, en el monumental Mercado Antiguo,
La Unión celebra su oficio de tinieblas.
El cante es aquí un rito imprescindible que convoca cada año
a los peregrinos del flamenco para que ofrenden sus gargantas,
ásperas y broncas, a la diosa de la sierra: la minera.
Como un culto a la bravura de la vida, a la fatalidad
de la muerte, desde La Unión se eleva la plegaria jonda
en la “noche oscura del cante”

Paco Ícaro

MEMORIALE ACIDO
Si, acido. chi abbia visitato una di queste miniere, in pieno
sfruttamento, capirà subito ciò a cui mi riferisco. Miniere,
voragini, lavatoi…, il fetore penetrante di questa alchimia
elementare pervade la mia memoria. Era anche l’ odore che
impregnava la pesante casacca di mio nonno. L’ aroma dell’ acqua
sporca in un catino, dove ogni giorno mia nonna gli lavava i
piedi screpolati. E un odore che non ho mai più incontrato,
ancora lo conservo nelle narici, nel palato…è così denso che
mi sgrigliola in bocca, se rammento quel vento di allora che lo
trascinava; lo respiro, lo mastico.

Il festival evoca pietre millenarie che già risplendevano quando
il Mediterraneo era solo una via e queste terre un faro
d’ argento perso nella foschia dei secoli.

Antico mercato pubblico de La Unión,

La Cattedrale del cante

Le prime diciassette edizioni del festival si sviluppano in improvvisati  cinema estivi all’aperto. Nel 1978, in concomitanza con la XVIII edizione la manifestazione trova sede nel vecchio mercato pubblico.

Esaltato da importanti critici d’ arte come uno dei pezzi chiave  nella storia dell’architettura modernista. All’inizio del 900, in un momento caratterizzato da grande fervore economico della piccola città viene approvato, con fondi municipali, il progetto per il nuovo mercato, elaborato dall’architetto Catalano Víctor Beltrí Roquetas, di formazione eclettica e dagli influssi neomudéjares e modernisti. Fu l’architetto Pedro Cerdán Martínez, il direttore della realizzazione dei lavori.

L’edificio venne costruito in armonia con le nuove esigenze tecniche dei materiali, vetro e ferro, nel periodo di maggior auge dell’architettura modernista; segue da vicino gli esempi barcellonesi di Borne e di San Antonio, dei rispettivi architetti Fontsere e Rovira.
Lo sviluppo è longitudinale, attraversato da una navata minore, all’incrocio si innalza la cupola metallica ottagonale.

Compiendo la missione per la quale è stato costruito, i “canti” dei commercianti hanno risuonato  al suo interno dal 1908 fin verso la fine degli anni settanta del ventesimo secolo.
Riconosciuti i suoi multipli valori, il vecchio mercato fu pensionato dalla sua funzione commerciale e, dopo restaurazione, si è aperto il suo ciclo dedicato alla cultura e all’ arte.
Nel 1978 iniziò questa sua nuova funzione inaugurando, il 15 agosto, la XVIII edizione del Festival de Cante Jondo, che da allora si svolge in questa sede.

La quarantaseiesima edizione del Festival del Cante Jondo de Las Minas ha raggiunto quest’anno le trentamila presenze.

Lunedì 14 agosto 2006,

l’edizione di quest’anno della più importante manifestazione iberica dedicata al Cante Jondo, ma anche ad altre forme espressive del flamenco, ha raggiunto le trentamila presenze tra il pubblico. L’evento ha registrato il tutto esaurito nelle serate di gala così come il 12 agosto, giono della finale.

Un ambiente vivace ha impregnato durante i dieci giorni del festival la piazza Joaquin Costa, di fronte alla quale si erge il monumentale edificio del “Mercado Publico” detto “La Cattedrale del Cante”.Le terrazze dei locali sono state gremite sino all’alba tutti i giorni conferendo all’evento un clima molto caldo e gradevole.

Il Festival del Cante minero attraversa un eccellente momento; con quarantasei edizioni alle spalle, in questi ultimi anni, sotto la presidenza del Sindaco Manuel Sanes Vargas. Il lavoro dell’organizzazione per difendere dall’oblio  la storia della sierra minera e le sue tradizioni sta dando ottimi frutti. Importanti figure hanno visitato la cittadina de La Union in questi giorni.

Sta dando ottimi risultati la formula di congiungere agli spettacoli ed al concorso una serie di attività parallele come i corsi di chitarra e ballo oltre che le conferenze con la presentazione di libri con l’intercessione degli autori e di importanti esperti dell’ambito flamenco.

La Union è stata l’anfitrione di una moltitudine di visitatori procedenti dalle varie comunità iberiche come Madrid, Andalucia, Catalunya, Comunità Valenziana; e raggiunta da ospiti internazionali da Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Paesi Bassi ed altri paesi.

La rassegna conta col patrocinio di realtà molto importanti come la “Fundación Caja Murcia”, la “Comunidad Autónoma”, il giornale “La Verdad”, “Television Espanola”, “Radio Nacional de Espana”, “Cadena Ser”, il “Ministerio de Asuntos Exteriores y Cooperación”, il “Ministerio de Cultura”, la “Junta de Andalucía”, la “Fundación Cristina Heeren”, così come importanti imprese della regione.

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FEDERICO GARCÍA LORCA 1898-1936 https://mosaicoflamenco.com/federico-garcia-lorca-1898-1936/ Mon, 30 Jul 2018 16:40:21 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=268   ASSASSINATO VILMENTE AI PIEDI DI UN ULIVO TRA IL 18 E 19 AGOSTO 1936 DA UN PLOTONE DELLE MILIZIE FALANGISTE DI FRANCO NEL PARCO DI ALFACAR A GRANADA INSIEME AD UN MAESTRO ELEMENTARE...

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ASSASSINATO VILMENTE AI PIEDI DI UN ULIVO TRA IL 18 E 19 AGOSTO 1936 DA UN PLOTONE DELLE MILIZIE FALANGISTE DI FRANCO NEL PARCO DI ALFACAR A GRANADA INSIEME AD UN MAESTRO ELEMENTARE E DUE BANDERILLEROS ANARCHICI PER ESSERE REPUBBLICANO DI SINISTRA OLTRE CHE APERTAMENTE OMOSESSUALE

Federico fu sempre accanto al povero, al diseredato, le sue idee furono progressiste. Disse di se “credo che il fatto di essere granadino mi inclini alla compassione del perseguitato, il gitano, il nero l’ebreo il morisco che tutti noi abbiamo dentro”.

In contrasto a quel che si potrebbe pensare, non è mai stato affiliato a nessun partito politico, anche se dimostrò chiaramente la sua ideologia partecipando ai comizi dei partiti di sinistra e dando supporto al pubblico al fronte popolare.

Pablo Neruda racconta Lorca

Da Confesso Che Ho Vissuto di Pablo Neruda 

Che poeta! Non ho mai visto riunite, come in lui, la grazia e il genio, il cuore alato e la cascata cristallina. Federico García Lorca era lo spirito scialacquatore, l’allegria centrifuga, che raccoglieva in seno e irradiava, come un pianeta, la felicità di vivere. Ingenuo e commediante, cosmico e provinciale, singolare musicista, splendido mimo, timido e superstizioso, raggiante e gentile: era una sorta di riassunto delle età della Spagna, della fioritura popolare; un prodotto arabico-andaluso che illuminava e profumava, come un gelsomino, tutta la scena di quella Spagna, ahimè!, scomparsa. […] La grande capacità di metafora di García Lorca mi seduceva e mi interessava tutto ciò che scriveva. Dal canto suo, lui mi chiedeva a volte di leggergli le mie ultime poesie e, a metà della lettura, mi interrompeva gridando: «Non continuare, non continuare, ché mi influenzi!». Nel teatro e nel silenzio, nella folla e nel decoro, era un moltiplicatore della bellezza. Non ho mai veduto un tipo con così tanta magia nelle mani. Non ho mai avuto un fratello più allegro di lui. Rideva, cantava, musicava, saltava, inventava, crepitava. […] «Ascolta», mi diceva prendendomi sottobraccio, «la vedi quella finestra? Non la trovi ciorpatelica?».«E che vuol dire ciorpatelico?» «Non lo so neanch’io, ma è assolutamente necessario che ci rendiamo conto di cosa sia e cosa non sia ciorpatelico. Altrimenti, siamo perduti. Guarda quel cane lì: com’è ciorpatelico!». […]
Federico ebbe una premonizione della sua morte. Una volta, di ritorno da una tournée teatrale, mi chiamò per raccontarmi  un fatto molto strano. Con la troupe de La Barraca, era giunto a un remoto paesino della Castiglia, nelle cui vicinanze aveva accampato per passare la notte. Non  riuscendo a dormire, verso l’alba, uscì a fare un giro […]. Si fermò all’ingresso dell’ampio parco di una vecchia proprietà feudale, dove l’abbandono, l’ora e il freddo rendevano la solitudine ancor più penetrante. Federico si sentì, ad un tratto, oppresso per via di qualcosa di confuso che doveva accadere. Si sedette su un capitello caduto. Un agnellino venne a brucare fra i ruderi e la sua comparsa fu quella di un piccolo angelo di nebbia che, di colpo, rendeva umana la solitudine. All’improvviso apparve un branco di maiali. Erano quattro o cinque bestie scure, maiali neri, selvatici e affamati. Federico assistette allora a una scena raccapricciante: i maiali si  avventarono sull’agnello, lo squartarono e divorarono. Questa scena, di sangue e solitudine, scosse Federico a tal punto che ordinò al suo teatro ambulante di proseguire subito il viaggio. Ancora stravolto dall’orrore, Federico mi raccontava questa storia terribile tre mesi prima della Guerra Civile. In seguito compresi, sempre più chiaramente, che quella scena era stata la rappresentazione anticipata della sua morte. […] L’assassinio di Federico fu per me l’avvenimento più doloroso di un lungo combattimento. La Spagna è sempre stata un campo di gladiatori; una terra con molto sangue. L’arena, con il suo sacrificio e la sua crudele eleganza, ripete l’antica lotta mortale fra l’ombra e la luce.

 

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Dizionario flamenco: La G https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-g/ Mon, 30 Jul 2018 16:22:47 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=296 I termini con la G § Gaditano Aggettivo che indica ciò che è di Cádiz, Cadice. § Gangueo Fenomeno del cante per cui alcune s finali di parole vengono fatte vibrare e mutate in delle j....

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I termini con la G

§ Gaditano
Aggettivo che indica ciò che è di Cádiz, Cadice.

§ Gangueo
Fenomeno del cante per cui alcune s finali di parole vengono fatte vibrare e mutate in delle j.

§ General
Si dice general di un interprete del flamenco che sia bravo in parecchi stili.

§ Gitano
I Gitani hanno giocato un ruolo di spicco nello sviluppo del Flamenco.
L’origine del popolo gitano è da ricercarsi  nella regione a nord dell’ India e in Pakistan. Alcuni sostengono che i gitani siano giunti in Andalucía dall’Egitto (“gitano” è probabilmente la storpiatura del termine egiziano) , dopo aver attraversato le coste sud del Mediterraneo per mare. Nella loro ricerca errante, si spostarono in moltissimi paesi.
Sulla loro storia non ci sono certezze, ma solo molte ipotesi , per cui molti gitani cominciarono a creare una mitologia sulle proprie origini: alcuni gitani d’Egitto si dicono discendenti dei Faraoni.
Tradizionalmente, ovunque siano arrivati lavoravano come fabbri, allevatori di cavalli, musicisti, danzatori e cantastorie, ma hanno anche svolto altre mansioni. I Gitani andalusi vivevano alla giornata, ed hanno per secoli avuto una vita molto difficile, cosa che si riflette nel cante, che a volte sembra davvero un urlo di dolore e di rabbia.

§ Glisando
Suoni prodotti dallo scivolamento di un dito, lungo una stessa corda della chitarra. E’ una tecnica tipica por Granaína.

§ Glosolalia o farfulleo
Elemento vocale privo di qualunque significato che il cantaor aggiunge alla copla mentre la canta. Il più diffuso è ovviamente Ay, che si può introdurre in qualunque punto della letra.

§ Golpe
Colpo.  Colpo che il chitarrista dà sulla cassa armonica con un dito o su tutte le corde con il palmo. Viene scritto sugli spartiti come una crocetta o come un quadratino.
E’ detto golpe anche il suono che il bailaor produce con tutta la pianta del piede.

§ Golpeador
Foglio di plastica adesivo che si applica alla tavola della chitarra per non ferire il legno con la pratica del golpeo.

§ Golpeo
Tecnica chitarristica che consiste nel colpire la cassa con le dita, di solito con le unghie, ottenendo un bell’effetto percussivo.

§ Gordo
Accordo nel quale tutte le corde suonano la stessa nota.

§ Graves
Gravi. Così vengono chiamate le ultime tre corde della chitarra, le più spesse, che producono appunto i suoni gravi.

§ Guitarra
Chitarra. Strumento principe del Flamenco.
§ Guitarrero
Si chiama così nel gergo flamenco chi costruisce chitarre.

 

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Dizionario Flamenco: La J https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-j/ Mon, 30 Jul 2018 16:18:05 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=301 I termini che iniziano per J § Jalear Atto di far jaleo. § Jaleo Lett. Chiasso. Indica le esclamazioni e gli incitamenti che il pubblico e gli artisti stessi fanno per segnalare il proprio apprezzamento ed...

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I termini che iniziano per J

§ Jalear
Atto di far jaleo.

§ Jaleo
Lett. Chiasso.
Indica le esclamazioni e gli incitamenti che il pubblico e gli artisti stessi fanno per segnalare il proprio apprezzamento ed incoraggiare la creatività di chi si esibisce. Fare Jaleo è un’arte che, ancora una volta, risponde a canoni e modi tipici. Se non si sa fare è molto meglio evitare di farlo!
Chi fa jaleo è definito “jaleador”, o “jaleaor” e in questo caso oltre agli incitamenti el jaleador dà palmas, per cui è anche un palmero. Ci sono persone in grado di farlo molto bene, e di aggiungere parecchio in termini di qualità allo spettacolo. E’ il caso del Bobote e de El Electrico.
Esempi di parole spesso usate nel jaleo: “olé!”, “¡eso es!” “¡agua!”, “¡azúcar!”, “¡toma!” “¡así se canta!”, “¡mu bien!”, “¡vamos allá!”.
Jaleos è anche il nome di un palo.

§ Jipío
Di solito un “ay” che viene detto all’inizio o anche alla fine di un tercio: la sua principale funzione è rendere Flamenco il cante e aiutare il cantaor a sintonizzarsi sul palo.

§ Jondo
Flamenchismo per hondo, profondo.
Esprime la profondità, la solennità, il sapore arcaico e puro di alcuni generi del Flamenco, quelli che comunicano un sentimento intenso, estremo.
Tipico jondo è il cante por Soleá, por Siguiríya, por Martinete, por Fandango grande,  ecc., mentre Tangos e Alegrías sono generi più leggeri, detti “festeros”.

§ Jondura
Qualità dello jondo. E’ il termine che definisce le manifestazioni del flamenco quando vengono interpretate nel modo migliore.

§ Juerga
Incontro festoso dedicato al bere e al divertimento.
Momento di improvvisazione nel Flamenco, paragonabile ad una Jam session. Spesso nasce spontaneamente, anche tra non professionisti, per il puro piacere. Dagli artisti è vissuta come uno sfogo espressivo.

§ Juguetillo
Cante su copla di 4 versi che segue la copla di alcuni cantes. E’ una variante del cante ma anche un modo di alleggerire il cante con un finale più arioso.
Anticamente si definivano con questo termine le cantiñas in generale.

§ Junquillos
Decorazioni della chitarra dietro il manico e intorno alla cassa armonica.

§ Jurdeles
Parola caló che indica i soldi, el “jurdó”.
Era una cosa fondamentale per i flamenchi che fino a pochi decenni fa era davvero gente poverissima ed emarginata.

 

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Dizionario flamenco : La M https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-m/ Mon, 30 Jul 2018 16:15:22 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=306 I termini che iniziano con la M § Macho Nacchera che si suona con la mano sinistra. § Macho del cante Si tratta di una o più letras cantate alla fine di un brano su di...

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I termini che iniziano con la M

§ Macho
Nacchera che si suona con la mano sinistra.

§ Macho del cante
Si tratta di una o più letras cantate alla fine di un brano su di un tono più acuto e con una voce più vigorosa.
Si esegue alla fine di certi cantes come conclusione, o sarebbe più appropriato dire come remate. Talvolta la forma metrica e il modo di cantare sono diversi da quelli del palo di partenza.

§ Manitas de plata
Lo si dice come elogio ad un chitarrista che suona in maniera eccelsa.

§ Mantón de Manila
Scialle di seta ricamato con lunghe frange.

§ Marcajes
Sono spostamenti dei piedi nel suolo che non necessariamente producono suono. Segnano gli accenti principali del palo.

§ Martilleo
Tecnica della chitarra simile al “picado”. Le dita della mano destra, però, collaborano con il pollice che nel picado lavora da solo, combinando ad esso una melodia. Viene anche detta tecnica del Pellizcado o Pizzicato.
§ Martillo
Martello. A volte viene usato questo termine al posto di golpe.

§ Masculino
Nel gergo del flamenco, indica un suono prodotto dalle ultime tre corde della chitarra, le più gravi, dette “negras”.

§ Mástil
Manico della chitarra.

§ Matíz
Letteralmente sfumatura. Indica la coloritura dei suoni dati dal bailaor o da un percussionista. Matizar significa rendere dinamica la sequenza dei suoni, renderla analoga ad un discorso, con tante intonazioni diverse.
Eseguire un‘escobilla senza matíz è come… stirare un tessuto plissé rendendolo liscio!

§ Mayor
Scala maggiore.

§ Melisma
Abbellimento del cante prodotto da un gruppo di note cantate in successione ma sempre pronunciando una sola sillaba. Crea degli abbellimenti che costituiscono l’ornamentazione tipica del cante. A volte i melismi sono tanti e tanto complessi da rendere quasi incomprensibile la parola stessa.
Vedi anche Babeazioni.

§ Menor
Scala minore.

§ Meollo
Lett. Midollo.
Parte fondamentale del cante compresa fra la salida e il remate.
§ Meserse
Lett. Cullarsi, dondolarsi.
Azione che spesso il bailaor fa appunto dondolandosi intorno al proprio asse, come per trattenersi dal compiere il movimento successivo.

§ Modulación
Cambio di tonalità in un brano.

§ Mogano
Legno con cui si costruiscono le fasce e il fondo delle chitarre più economiche, costruite di solito in fabbrica. Per tutte le chitarre in generale si costruisce in mogano anche il manico, anche se più spesso si usano i legni di cedrella e di kaya, più leggeri e con ottima resistenza elastica alla torsione.

§ Monitor, monitora
Assistente di un maestro di danza che ne ripete e insegna le coreografie.

§ Mosaico
In italiano si chiama Rosetta.
Decorazione intorno alla buca della tavola armonica della chitarra  che rende riconoscibile l’artigiano che l’ha costruita.

§ Muescas
Le scanalature dell’osso attraverso il quale le corde passano in direzione del ponticello e in direzione delle chiavi.

§ Mudanzas
Lett. Passi di danza.
Le figure o i movimenti che il bailaor compie a compás nella sua danza.

 

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Dizionario flamenco: La N https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-n/ Mon, 30 Jul 2018 16:10:34 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=308 I termini che iniziano per N § Natural Nel Flamenco si definisce così la voce di petto. § Octava Ottava. Serie di otto suoni che comprende i sette suoni che costituiscono la scala e termina...

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I termini che iniziano per N

§ Natural
Nel Flamenco si definisce così la voce di petto.
§ Octava
Ottava. Serie di otto suoni che comprende i sette suoni che costituiscono la scala e termina con la ripetizione del primo suono, più acuto o più grave di un’ottava.

§ Olé
E’ l’esclamazione che rappresenta nel Flamenco il modo di apprezzare più alto, ed è la forma più primitiva e profonda di comunicare il proprio entusiasmo.
Accompagna anche i movimenti del torero.
Olé deriva dal vocabolo arabo Allah, Dio. Anche gli arabi dicono “Allah” quando vedono qualcosa che è al di là delle parole o quando sentono un suono vicino alla perfezione.
Invocando il Creatore si esprime ammirazione e si manifesta la propria partecipazione, in qualità di spettatore attivo, alla situazione.
Come esclamazione di approvazione è usata tanto nel Flamenco che nel linguaggio comune.

§ Ópera flamenca
Spettacolo Flamenco che comprende musica canto e danza. Di solito viene organizzato in grandi teatri o addirittura nelle arene. Proliferò negli anni fra il 1920 e il 1936 in tutta la Spagna.

§ Órdenes
Le corde della chitarra. All’origine erano 5, poi sono diventate 6.

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Dizionario Flamenco: la Q https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-q/ Mon, 30 Jul 2018 16:07:37 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=312 I termini che iniziano con la Q § Quebrado Significa spezzato. Si definisce così un ritmo che sia diviso in due parti diverse fra loro, come avviene nei ritmi della famiglia della Siguiriyas e della...

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I termini che iniziano con la Q

§ Quebrado
Significa spezzato. Si definisce così un ritmo che sia diviso in due parti diverse fra loro, come avviene nei ritmi della famiglia della Siguiriyas e della famiglia della Soleà.
Nella danza il termine si usa invece di solito per indicare un tipo di giro, la “vuelta quebrada”: durante il giro, il ballerino (meglio la ballerina, visto che si tratta di una tecnica più tipica femminile) inclina il busto di parecchi gradi in tutte le direzioni, dando l’impressione di spezzarsi all’altezza della vita.

§ Quejío
Lamento che il cantaor produce all’inizio del brano o in altri punti utilizzando suoni senza significato. Vedi Ayeo. 

§ Rajo
Modo emozionale di cantare, che tocca l’animo dello spettatore. Richiede tecnica, conoscenza del palo, una voce caratteristica, pungente (voz rajá) e soprattutto la capacità di cantare con sentimento.

§ Rasgo

Nel linguaggio del flamenco si usa per duende.

§ Rasgueo o rasgueado
Letteralmente raschiato. “Pennare” le corde della chitarra, aprendo in successione le dita della mano destra.

§ Redoble
Lett. Raddoppio o rullo di tamburo.

Indica una serie di quattro o cinque suoni che durano uno o due tempi. Si trovano dovunque nella danza e creano effetti ritmici. Molto spesso sono usati in llamadas e remates.

Nella chitarra è il suono che si ottiene sovrapponendo e colpendo la quinta e la sesta corda.ù
Nel baile è un suono di piedi veloce che ricorda il rullo di tamburo.

§ Redondo
Tecnica di chitarra realizzata con il pollice che “svolazza” sulle corde: viene detta anche “volátil”.

§ Recorte
Momento in cui la chitarra sottolinea e commenta il finale della letra cantata, senza baile.
E’ una scelta del chitarrista di creare un effetto musicale espressivo di taglio del compás di bulerías: il chitarrista taglia l’ultimo compás del cante sul 4° tempo, ricominciando a marcare l’inizio del compás sul 6° tempo dello stesso compás, creando un effetto di sfasatura fra cante e chitarra molto espressivo.

§ Resonancia
Risonanza.
Fenomeno che definisce l’effetto di prolungamento del suono che si crea quando tra la fonte sonora e un corpo che rifrange l’onda acustica vi è uno spazio inferiore a 17 metri ( quando la distanza è superiore abbiamo l’eco).
Indica anche la qualità di una chitarra che ha un buon suono.

§ Remate
Fine, estremità. Indica il modo che chitarra, baile e palmas hanno di chiudere una frase musicale o un compás.

§ Romanes
Termine gitano che indica la lingua dei gitani.

§ Rumbero
Specializzato in rumbas.

 

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Dizionario Flamenco: La T https://mosaicoflamenco.com/dizionario-flamenco-la-t/ Mon, 30 Jul 2018 16:04:25 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=316 Le parole che iniziano con la T § Tablao Termine andaluso per Tablado, indica l’assito, il pavimento di legno, il palco. Per estensione il termine si usa per definire i locali in cui è situato...

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Le parole che iniziano con la T

§ Tablao
Termine andaluso per Tablado, indica l’assito, il pavimento di legno, il palco.
Per estensione il termine si usa per definire i locali in cui è situato un tablao e che offrono uno spettacolo di Flamenco come in un piccolo teatro, nella scia dei vecchi “cafés cantantes”.
Di solito i tablaos sono il luogo in cui il turista incontra lo spettacolo Flamenco, tanto che si sono molto diffusi proprio insieme con la diffusione del turismo di massa. Ve ne sono un po’ di tutti i tipi, da quelli assolutamente seri, che esibiscono grandi artisti a quelli dedicati ai turisti, che offrono spettacoli di cliché commerciale.
Maneggiare con cura!

§ Tacon
Tacco della scarpa.

§ Taconeo o Zapateado
“Lavoro” di tacchi. Indica in realtà per estensione il fatto di produrre suoni con i piedi.

§ Tambor
Tamburo.
Nella tecnica della chitarra indica un effetto percussivo che si produce tirando la sesta corda, la più grave, verso il basso in modo che si scontri con la quinta, come avviene ad esempio por Tarantos. Suona davvero come una falsa percussione, di tono molto grave, mentre si suona il rasgueo.
Un altro effetto percussivo si può produrre facendo rimbalzare il pollice in tutta la sua lunghezza sulle corde per stoppare il suono.

§ Tambores
Cilindretti di accordatura sui quali vengono avvolte le corde della chitarra per dare loro la giusta tensione.

§ Tapa armónica
Parte frontale della cassa armonica della chitarra, dove si trova il ponticello. Normalmente fatta in legno d’abete o cedro per le ottime qualità sonore dei due legni.
Questi legni permettono, parallelamente alla loro venatura una trasmissione del suono molto rapida, pari a circa 10 volte quella dell’aria.

§ Tapao

Modo di suonare la chitarra tappando tutte le corde per non produrre melodia ma solo ritmo. Vedi Palo Seco.

§ Tarab
Equivalente arabo del termine Duende, ma con valenze senz’altro più mistiche se non addirittura dichiaratamente religiose, indica uno stato di estasi prodotto dal canto. Chi è in questo stato può stracciarsi le vesti, rompersi brocche in testa, e rotolarsi per terra…

§ Tembleque
Un rapidissimo suono prodotto alternando i tacchi senza altro movimento nel corpo. Produce un tremolio.

§ Temple
Accordare la voce per sintonizzarla con il tono della chitarra producendo anche soltanto un breve Ay. Il fenomeno si ritrova nella musica araba.

§ Templar
Nel gergo flamenco è sinonimo di accordare.

§ Tensar
Atto di tirare le corde per far loro acquisire il “carattere” che devono avere senza mandarle fuori tono.

§ Tercios
Indica ognuno dei versi della letra. Il termine deriva dal fatto che “tercio“, originariamente, si chiamava ognuno dei versi che componevano una letra di  soleá di tre versi, nella quale, appunto, ogni verso era un terzo. Da qui, si cominciò a definire “tercio” qualunque verso cantato, in qualunque palo, che si potesse distinguere dal verso seguente o precedente. La durata di un tercio non è costante, e sta al cantaor la libertà di legarli fra loro, ripeterli, prolungarne uno o abbreviarne un altro durante l’esecuzione.

§ Ternario
Ritmo che si suddivide in unità semplici di tre tempi.

§ Tirititrán
Suono usato come tipico modo di introdurre il cante por Alegrias. E’ una specie di simbolo del cante flamenco stesso, che è infatti stato scelto come nome per locali, performances, programmi televisivi legati al flamenco.

§ Tocaor
Il termine indica chi si esibisce suonando la chitarra. E’ diverso da “guitarrista”, che indica chi suona soltanto, perché il tocaor suona e compone.

§ Tocar apoyando
Suonare appoggiando. Schiacciare una corda lasciando il dito a riposare sulla corda sottostante. La tecnica si usa nel Picado (vedi).

§ Tocar sin apoyar
Suonare senza appoggiare. Dopo aver suonato una corda, il dito se ne stacca e termina il suo percorso in aria “recorrido en el aire”.

§ Tocaor
Si definisce così soltanto il chitarrista Flamenco. Il chitarrista generico viene detto Guitarrista.

§ Tono
Il tono è la distanza tra due note come Do e Re e quindi è una differenza di altezza tra 2 suoni.
Il termino “tono” viene anche usato in modo più generico per indicare una singola nota o un accordo.
Nel flamenco il cantaor può chiedere al chitarrista “dame tono”, per indicare di dargli gli accordi o una nota di riferimento per templar (intonare) il cante nel palo scelto.

§ Toque
Tocco. Tutto ciò che si riferisce al suonare la chitarra.
In particolare indica l’interpretazione Flamenca del modo di suonare la chitarra.
Può essere basato su una ritmica precisa (come ad esempio ne los Tangos), per cui si definisce toque a compás o lavorare fuori da schemi ritmici (ad esempio en la Granaina) per cui si definisce toque libre. Il toque libre è il campo principe dell’improvvisazione, quello in cui il tocaor non ha altri limiti che il proprio stesso Duende!
Anche nel toque libre a volte ci sono dei passaggi che seguono una sorta di ritmo, raggiungendo un  picco di espressività per poi ritornare libres.
Questo fenomeno si ritrova nella musica araba, durante le improvvisazioni senza ritmo di uno strumento solista, dette Taqasim, che hanno, sommariamente, questa struttura: inizio in totale libertà dal ritmo, crescendo dell’espressività, raggiungimento di un acme con comparsa di una certa struttura ritmica, ritorno alla libertà.

§ Traje de Gitana o de Flamenca
Vestito tradizionale popolare andaluso che si usa nelle ferias. Comprende obbligatoriamente la sottogonna (enagua) e lo scialle (mantoncillo). Cambia con le mode e anche varia parecchio a seconda del livello sociale di chi lo indossa.

§ Transportar
Spostare un brano musicale cambiandone la tonalità senza modificarne gli intervalli. Si ottiene facilmente con la chitarra mettendo il capotasto (Cejilla).

§ Traste
Tasto della chitarra.

§ Trémolo
Tecnica della chitarra nella quale il chitarrista suona una nota grave seguita da 3 o 4 rapide ripetizioni della stessa nota più acuta, dando l’impressione di ascoltare due chitarre che suonino insieme.
Il tradizionale metodo di esecuzione nella chitarra flamenca vede in rapida successione pollice, indice, anulare, medio, indice.

§ Tronío
Pronuncia Andalusa di tronído. Lett. Scoppio, fragore, rombo del tuono.
Nel flamenco si usa per indicare chi si fa notare per caratteristiche positive particolari: bellezza, temperamento o espressività artistica.
Si usa anche per indicare riunioni in cui i partecipanti, artisti e/o spettatori, abbiamo qualità eccezionali.

 

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Le radici del Flamenco https://mosaicoflamenco.com/le-radici-del-flamenco/ Mon, 30 Jul 2018 15:56:15 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=272 Andalucia Granada “Chi non ha visto Granada, non ha visto nulla”: così recita un noto detto spagnolo. E in effetti il capoluogo dominato dall’Alhambra, uno dei più visitati edifici al mondo, caratterizza l’intero aspetto...

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Andalucia

Granada

“Chi non ha visto Granada, non ha visto nulla”: così recita un noto detto spagnolo. E in effetti il capoluogo dominato dall’Alhambra, uno dei più visitati edifici al mondo, caratterizza l’intero aspetto di questa provincia andalusa come nessun altro. In realtà, anche il territorio circostante ha il suo fascino: la Sierra Nevada con le cime imbiancate, che in vaste aree è stata proclamata riserva naturale, consente memorabili escursioni. Nelle propaggini meridionali della Sierra si fonde il fertile territorio montano delle Alpujarras, che fu l’ultimo rifugio dei Mori scacciati da Granada. La Costa tropical, il tratto più orientale della Costa del Sol, dove crescono frutti esotici come la papaia e l’avocado, ha conservato ancor oggi una parte della sua eredità moresca. Sì, anche qui il turismo ha imposto il proprio tributo, ma a paragone della parte occidentale della Costa del Sol qui si trovano ancora località dimenticate dal turismo di massa, dove sono per lo più i locali a soggiornarvi per le vacanze. Altra meta d’escursione è Guadix, una cittadina posta sull’antica Via Augusta, dove quasi un quinto della popolazione abita in grotte intonacate.
La bellezza e la grazia di Granada sono state lodate spesso: e in effetti molto alte sono anche le attese di chi vi giunge, attese tuttavia all’arrivo smorzate dal triste impatto con i casermoni della periferia. La prima impressione è in linea di massima
deludente: Granada è rumorosa, la qualità dell’aria è pessima, le strade sono intasate… ci vuole tempo per comprendere la descrizione sicuramente più azzeccata di questo luogo: “Quando per le strade di Granada incontri un cieco che chiede l’elemosina, dagliene il doppio, perché è ancor più triste non poter vedere tutta questa bellezza”. Posta ai margini della fertile Vega del Rio Geníl, il cui affluente Darro spartisce i due colli del Sacromonte e dell’Albaicín dall’Alhambra, Granada non si schiude al primo incontro. Solo lentamente si possono percepire le numerose bellezze della città: si viene ripagati anche solamente dalla incomparabile vista dei singoli quartieri residenziali circondati dai colli e dai monti della Sierra Nevada sullo sfondo, che muta continuamente, di ora in ora, di stagione in stagione.
Oggigiorno Granada non è solamente un centro turistico, ma una moderna città universitaria ed il centro intellettuale più vivace dell’intera Andalusia. L’università, fondata nel 1531 da Carlo V, i cui edifici si trovano nel centro cittadino, è la terza per importanza di tutta la Spagna. Ma Granada è soprattutto forgiata dal suo passato moresco. Qui infatti, a differenza di quanto avvenne nella maggior parte delle città andaluse, Iberici, Romani e Visigoti ebbero un ruolo solo secondario. Quando i Berberi giunsero nel 711 al Rio Darro, si imbatterono in una comunità giudaica di nome Garnatha Alyehud, da cui potrebbe derivare il nome della città. Ma forse la sua denominazione va ricondotta alla particolare disposizione delle case, così strette l’una all’altra da ricordare i chicchi di una melagrana. Solamente nell’Xl secolo iI piccolo insediamento divenne una città di una qualche importanza. Dopo la caduta del califfato, la dinastia berbera degli Ziridi vi fondò un regno Taifa; risale all’epoca la costruzione di una prima residenza sul colle più alto della città. Nei centocinquanta anni che seguirono, Granada fu coinvolta nelle guerre che videro contrapposti Almoravidi e Almohadi. Nel 1227 venne fatto un ulteriore ampliamento, in quanto qui, per la precisione sull’Albaicín, trovarono rifugio i Mori sfuggiti alla conquista di Baeza da parte di Ferdinando III. L’anno 1238 segna il punto di svolta nella storia cittadina: mentre i cristiani conquistavano uno dopo l’altro i piccoli regni Taifa andalusi, il Nasride Muhammad I si ribellò alla potenza cristiana. Nel 1237 entrò in Granada e soltanto un anno dopo poté annettere al proprio regno anche Almería e Málaga. Come capitale fu scelta Granada. Il Nasride possedeva sicuramente abilità politica: non solo mantenne quindi ottimi rapporti con i principi berberi dell’Africa settentrionale, ma riconobbe anche la sovranità di Castiglia, impegnandosi al versamento regolare di tributi e forze militari. Quale controparte gli fu promessa un’area che più o meno corrisponde alle attuali province di Granada, Almería e Málaga. Combatté persino nella fazione cristiana contro i propri fratelli di culto e probabilmente prese parte nel 1248 alla conquista di Siviglia. Quando, dopo la caduta della città, al ritorno a Granada fu accolto da ovazioni e grida di gioia, si limitò a rispondere: “Non c’è altro vincitore al di fuori di Allah” questo sarebbe da quel momento diventato il motto della dinastia nasride.
Il loro potere durò per ben 250 anni, durante i quali Granada visse un periodo di grande prosperità economica, presumibilmente l’ultimo momento di grandiosa fioritura dell’arte e della cultura islamica in territorio spagnolo. Un ingegnoso sistema di irrigazione favoriva l’agricoltura, le miniere davano oro, argento e rame, l’industria della seta stava prendendo piede, l’artigianato era fiorente e numerosi mercanti cristiani e musulmani avevano dato vita a un commercio vivace. Ben presto divenne il rifugio prediletto di quei Mori che erano stati scacciati dalle proprie case, tanto che il numero della popolazione raggiunse in breve tempo le quattrocentomila unità. La città poteva inoltre contare su scuole e ospedali, una zecca e l’università, e sul colle più elevato, dietro l’Alcazaba, venne costruita una delle residenze più ricche e sfarzose del mondo occidentale.
Nel corso del xv secolo l’accordo con i re cristiani ebbe fine. Attraverso l’unificazione di Castiglia e Aragona, nel 1469, si raggiunse nella fazione cristiana una nuova unità. Quando Muley Abu Hassan, padre dell’ultimo signore, Boabdil, si rifiutò nel 1478 di pagare il tributo ai re cattolici, e nel 1481 cadde Azahara, città di confine, iniziò la più che decennale conquista dell’ultimo bastione moresco in terra di Spagna. Battaglia dopo battaglia, marcia dopo marcia i cristiani conquistarono città e villaggi del regno nasride, fino a quando Boabdil fu costretto a cedere, senza ingaggiar battaglia, l’assediata Granada. Era il 2 gennaio del 1492. All’inizio, nel trattato di capitolazione venne garantito ai musulmani di mantenere la lingua, la libertà di culto e la propria giurisdizione. Ormai Ferdinando e Isabella avevano coronato il proprio sogno: la Spagna era unificata politicamente. Granada venne arricchita da importanti edifici di rappresentanza che celebravano la Reconquista. Ma ben presto le promesse fatte non furono più mantenute. Usi e costumi musulmani furono vietati, la popolazione mora privata del diritto di voto e costretta a battezzarsi, altrimenti avrebbe dovuto abbandonare il paese. In seguito i Moriscos, come vennero chiamati i Mori che, seppur quasi esclusivamente per motivi di apparenza, si erano convertiti al cattolicesimo, organizzarono delle rivolte, fino a quando Filippo II, nel 1609, ordinò che venissero cacciati promulgando un editto reale. Così agricoltura, artigianato e commercio declinarono e Granada perse di colpo gran parte dello sviluppo. Dovevano passare almeno due secoli, prima che Washington Irving pubblicasse nel 1832 i suoi racconti di viaggio spagnoli nella raccolta “L’Alhambra” e i pittori romantici scoprissero il motivo orientaleggiante della celebre Rocca Rossa facendo così risvegliare l’interesse pubblico per l’Alhambra.

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