storia di flamenco | Mosaico Flamenco https://mosaicoflamenco.com Il portale italiano della cultura del flamenco Mon, 23 Jul 2018 15:26:23 +0000 it-IT hourly 1 Fernando Terremoto https://mosaicoflamenco.com/fernando-terremoto/ Mon, 23 Jul 2018 15:26:23 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=118 Fernando Terremoto, o Terremoto Hijo Si dice che la prima volta in cui Fernando Terremoto cantò in pubblico, Camarón de la Isla pianse, perché il figlio del grande Terremoto de Jerez si dimostrava all’altezza...

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Fernando Terremoto, o Terremoto Hijo
cantaores di flamenco Fernando Terremoto

Fernando Terremoto

Si dice che la prima volta in cui Fernando Terremoto cantò in pubblico, Camarón de la Isla pianse, perché il figlio del grande Terremoto de Jerez si dimostrava all’altezza delle aspettative.
Fernando Terremoto nasce a Jerez nel 1969. A soli 12 anni resta orfano di suo padre e per molti anni ancora non si renderà conto che le voci che hanno fatto la storia del cante flamenco sono quelle che fin da piccolissimo sentiva cantar in casa sua.
Fernando debutta come chitarrista con Manuel Morao e solo a 20 anni comincia a cantare. La sua prima comparsa ufficiale come cantaor flamenco avviene nella Peña Don Antonio Chacón di Jerez: alla chitarra lo accompagna Moraíto Chico, in una paerfomance che resta storica. La sua voce è scultorea e ha incredibili doti naturali, che illustrano a pennello una frase di Lorca a proposito del flamenco: “una maravilla de la naturaleza”, una meraviglia della natura.
A partire da quel momento, viene richiesto da tutt le peñas e dai festival di tutta l’ Andalucía, per poi approdare a Madrid, preso a contratto dal tablao Zambra.
Nel 1996, vince il Primo Premio di Cante del Concurso de Jóvenes Intérpretes de la IX Bienal de Flamenco di Sevilla, e da allora cambierà il suo nome da Terremoto hijo a Fernando Terremoto.
Nel 1997 incontra nuovamente Israel Galván, che aveva conosciuto al concorso dell’anno precedente, che aveva annoverato anche Israel fra i premiati, e lavorano insieme per il ciclo “Conocer el flamenco”, presentato in tutta l’Andalucía, e al tablao El Cordobés di Barcelona.

cantaores di flamenco Fernando Terremoto

Fernando Terremoto

La sua definitiva consacrazione a cantaor si completa nel 1998 al XV Concurso Nacional de Arte Flamenco di Córdoba, che gli valse ben 3 primi premi: il Premio Manuel Torres per l’interpretazione di Siguiríyas e Martinete, il Premio Niña de los Peines per l’interpretazione di Soleá por Bulería e  Bulerías e il Premio Antonio Chacón per l’interpretazione di malagueñas e tarantos.
I maggiori festival e moltissimi teatri spagnoli ed esteri lo invitano.
Nel 2001 riceve la Copa de Jerez, premio attribuito dalla Cátedra de Flamencología di Jerez.
Nel 2004 ricve la nomination al premio Goya emesso dalla Academia del cine español, per la canzone che interpreta nel film “Carmen” di Vicente Aranda.
Nel 2005 ottiene il riconoscimento Tío Luis el de la Juliana, da parte del Colegio Mayor Universitario Isabel la Católica.
Nel 1989 incide “La herencia de la sangre”, nel 1990 “Cantes de la campiña, bahía y sierra”, nel 1997 “Cosa natural”, e conta molte partecipazioni in opere discografiche di altri musicisti del flamenco.

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Gli artisti del Flamenco https://mosaicoflamenco.com/gli-artisti-del-flamenco/ Wed, 18 Jul 2018 16:56:04 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=19 I Chitarristi Agustín Carbonell Serrano, El Bola Agustín Carbonell Serrano, El Bola nasce a Madrid nel 1967. Figlio del cantaor Agustín Montoya “El gitano de Valladolid”, El Bola viene da una famiglia flamenca gitana di...

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I Chitarristi

Agustín Carbonell Serrano, El Bola

El Bola

Agustín Carbonell Serrano

Agustín Carbonell Serrano, El Bola nasce a Madrid nel 1967.
Figlio del cantaor Agustín Montoya “El gitano de Valladolid”, El Bola viene da una famiglia flamenca gitana di Madrid, nella quale si distinguono nomi come il maestro chitarrista Sabicas. A soli 13 anni comincia a suonare con piccole formazioni di musicisti, in locali e tablaos flamenchi di Madrid. Ben presto comincia ad accompagnare artsiti come El Güito in tournée internazionali e a prender parte a “Cumbre Flamenca” e “Flamenco Puro”, spettacoli andati in scena a Broadway e Hollywood, con figure di primo piano del panorama flamenco, come Fernanda de Utrera, Adela la Chaqueta, Manuela Carrasco, Chocolate, Farruco e gli Habichuela.
Completa la sua formazione nella scuola Taller de Músicos di Madrid.
Successivamente, sulla scia del “Nuevo Flamenco”, crea uno stile suo e fonda un suo gruppo musicale. A 22 anni, incide il suo primo disco, intitolato “Bola”, che ha grande diffusione internazionale. Collabora anche con il gruppo di Paco de Lucía, con cui incide 3 dischi, e con molte altre formazioni di flamenco, musica contemporanea, jazz e lavora con compagnie di baile.
Ha suonato in dischi come “Misa flamenca”, “Fantasía flamenca, para voz y orquesta” e “Negra, si tú supieras” di Enrique Morente, “Los gitanos de la plaza” di Ramón el Portugués, “Las cigarras son quizá sordas”, “Veloz hacia su sino” e “2332’ di Jorge Pardo, “Chano” di Chano Domínguez, ecc. Si è esibito in festival come la Bienal di Sevilla o Veranos de la Villa di Madrid, o come il Festival jazz di Montreal o il Festival jazz di Vitoria.
Nel 1996 incide il suo secondo album, “Vuelo flamenco”.
Nel 1997 si trasferisce in Brasile, paese in cui vive per 8 anni, collaborando con artisti locali, cosa che gli permette di ampliare la sua cultura musicale e la sua creatività.

Antonio Carrión Jiménez

l'artista del Flamenco Antonio Carrion

Il chitarrista Antonio Carrion

Antonio Carrión Jiménez, nasce a Sevilla nel 1964. All’inizio della sua carriera era conosciuto come Niño Carrión. Proviene da una famiglia dalle solide tradizioni flamenche: è figlio del cantaor flamenco “Carrión de Mairena” che lo introdusse nel mondo del flamenco, facendolo esibire in molti spettacoli per tutta la Spagna. A soli 13 anni incide il suo primo disco accompagnando il padre.
E’ pronipote del cantaor di stile mairenero “Cancuna”, che spesso si esibì accanto allo stesso Antonio Mairena.

Antonio ha ereditato dalla sua famiglia la profonda afición al flamenco e la qualità di un profondissimo senso del compás.
Ha realizzato una grande quantità di dischi accompagnando cantaores di primo piano come: José Menese, Curro Malena, Manuel Mairena, Chano Lobato, El Chozas, José Galán, Jesús Carrillo, Diego Clavel, Chocolate, fra gli altri.

Accompagna con la sua chitarra anche il cante di Vicente Soto, Rancapino, Pansequito, Tina Pavón, La Macanita, Elu de Jerez, Carmen de la Jara, Carmen Linares, El Lebrijano, Raúl Montesinos, Rubito de Pará, Miguel de Tena, el Almendro, José Mercé, ecc.

Antonio suona nello spettacolo “100 Anni di cante”.

Il suo modo di suonare si mantiene in perfetto equilibrio fra le forme tradizionali e l’innovazione contemporanea. Le radici della sua sensibilità artistica sono da ricercare nelle scuole di Melchor de Marchena, di Niño Ricardo e di Manolo de Huelva, senza ovviamente trascurare la forte influenza che Paco de Lucía ha esercitato su tutti i chitarristi giovani.
La sua è una figura di spicco nel panorama dell’accompagnamento al cante flamenco più classico.

Ha suonato in Francia (Parigi, Mont de Marsan, Perpignan, Nimes, Bordeaux, etc…), in Olanda (Amsterdam), in Belgio (Bruxelles, Brujas, Amberesh), in Germania (Berlino, Frankfurt, Dusseldorf), in Italia (Roma, Bologna), in Svizzera (Zurigo, Ginevra), in Egitto (Il Cairo, Alessandria) e in America (New York, nell’ambito del festival Sevilla In Usa, e come chitarra di accompagnamento al cante del Chocolate con la compagnia di Manuela Carrasco).

antonio carrion con la chitarra

il chitarrista antonio carrion

Insegna tecnica, perfezionamento e accompagnamento a chitarristi di tutti i livelli. Ha insegnato e tenuto conferenze sul Flamenco e sulla chitarra in vari paesi.

In qualità di rappresentante della ‘Federación Provincial de Peñas y Entidades Flamencas’ ha tenuto conferenze e concerti a Siviglia sulla vita e le opere del chitarrista Niño Ricardo (1904-1972) durante il centesimo anniversario della sua nascita.

Ha accompagnato il cantaor Manuel de Paula con cui ha rappresentato Sevilla e i suoi cantes.
Ha una grande personalità artistica, che lo rende una delle migliori chitarre flamenche di oggi.

 

 

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Biografia di Camaron seconda parte https://mosaicoflamenco.com/biografia-camaron-2/ Fri, 23 Mar 2018 15:32:52 +0000 http://mosaicoflamenco.com/?p=9 L’incontro di Camarón con Paco L’incontro di Camarón con Paco de Lucía, per iniziativa di Antonio Sánchez Peciño, si verifica nel tablao Torres Bermejas, del quale era assiduo frequentatore il padre di Paco e...

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L’incontro di Camarón con Paco

L’incontro di Camarón con Paco de Lucía, per iniziativa di Antonio Sánchez Peciño, si verifica nel tablao Torres Bermejas, del quale era assiduo frequentatore il padre di Paco e nel quale Camarón lavorava tutte le sere.

Il cantaor di San Fernando ha lavorato in questo tablao dal 1969 al ’77.
Secondo quanto raccontava Camarón, prima del loro incontro nel Torres Bermejas si erano già visti a Jerez: “Non voleva suonare la chitarra per me. Eravamo ad una festa dei Domeq, ero con Rancapino e sono entrato lì. Gli artisti non smettevano di gridare: -Que cante, que cante. Ea que va a cantar un poquito este chiquillo-, allora mi conoscevano come Pijote.
Dissero a Paco che suonasse e Paco diceva ad Antonio Cepero: -suonagli tu-,ed io dicevo: -che nessuno suoni, suonerò io-. Ed ho cantato suonando da solo, facendola finita con tutti. E poi me ne andai via da solo. Rividi Paco tre giorni dopo e cominciammo a legare”.

Gli autori che hanno scritto sull’opera discografica di Camarón solgono dividerla in due parti.
La prima comprende il periodo 1969-1977, e si caratterizza per l’intima collaborazione con Paco, dando come frutto la produzione di nove dischi.
Tutto questo lavoro insieme è stato diretto e supervisionato da Antonio Sanchez Peciño, padre di Paco.
La seconda parte dell’opera discografica di Camarón comincia con “La Leyenda del Tiempo”, pubblicato nel 1979, e crea una rottura in tutti i sensi con tutti i lavori antecedenti.
Comincia con questo album una nuova tappa nella carriera del cantaor di San Fernando.
Ma andiamo per ordine e cominciamo coll’approfondire il primo periodo (1969-77).
I nove dischi della prima tappa si succedono con cadenza annuale e, “Furono realizzati con mezzi tecnici rudimentali; ognuno di essi fu registrato, presa diretta e livelli, in un pomeriggio nello studio di otto piste, il più piccolo della sede della compagnia Philips Fonogram”.

Nel 1969 appare il primo disco “El Camarón de la Isla con la colaboración especial de Paco de Lucía”, anche se lo si cita sempre per il primo pezzo che è una bulería,intitolata “Al Verte las Flores Lloran”, della quale si è detto che risente di una certa influenza da parte di La Perla de Cádiz.
L’aroma gaditano si può apprezzare in diversi temi e ciò è logico visto che quando è stato inciso il disco, Camarón aveva diciott’anni, ed a quell’età era normale che i cantes che interpretava fossero quelli che facevano parte del repertorio di Camarón in quel momento della sua vita. Paco de Lucía aveva in quel frangente ventun anni. Fra i pezzi del disco, si equilibrano quelli che si denominano canti drammatici con i canti di festa.
Le letras rispecchiamo motivi tradizionali, comprendendo tre bulerías, tre fandangos di cui uno de Huelva, ed un corte per ogni uno dei seguenti stili: tientos, siguiriyas, tarantas, soleá, tangos e alegrías.

Nel 1970 appare il secondo LP di questa giovane coppia di artisti, sotto lo stesso lemma dell’anno precedente. Questo nuovo disco prende il titolo dal suo primo pezzo, che è la soleà “Cada vez que nos miramos”.
A continuazione del primo disco anche il repertorio di quest’ultimo è molto variegato ed equilibrato tra temi drammatici e festaioli. Entrano nel repertorio del cantaor tre nuovi stili: la romera, la taranta e la granaina. La composizione dei pezzi figura a nome di Antonio Sanchez e in quattro brani a nome di Antonio Fernández, cioé Fosforito.

Continua a comparire l’intestazione degli anni antecedenti, “El Camarón de la Isla en colaboración…” anche nel disco che realizza nel 1971.  Il primo pezzo si intitola “Son tus ojos dos estrellas”. Predominano in questo lavoro gli stili drammatici anche se, in generale il disco si sviluppa seguendo la tonica di quelli passati.
Distacca la soleá apolá “El espejo en que te miras”.
Le letras figurano sempre a nome di Antonio Sanchez, cioé il padre di Paco.

Canastera è il successivo album della mitica coppia. Appare nel 1972 ed è motivo di forti polemiche per la reazione in quello che si potrebbe definire “il ramo ortodosso degli aficionados”; questo nuovo lavoro vuole esporre la creazione di un cante nuovo: la Canastera. Si è detto che il tema si basa su un fandango de Huelva.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

L’opera del 1973 appare sotto il titolo di “Caminito de Totana”, titolo del primo pezzo.
Si ritorna totalmente all’ortodossia ed in nessuno dei pezzi si trascende dalla tradizione. Predominano i “cortes” con cantes caratterizzati dal tema drammatico. Letras del solito Antonio Sánchez.

“Soy caminante” è il titolo dell’album che appare nell’anno 1974, nel quale i cantes registrati si riducono a dieci invece dei soliti dodici dei dischi precedenti. Tutti i pezzi sono di Antonio Sánchez.

Nel 1975 esce “Arte y Majestad”, che viene considerato da alcuni dei biografi di Camarón come l’opera più personale del cantaor di San Fernando “in ciò che concerne la sua forma di cantare: impostazione della voce, giri vocali, peculiari melismi…”. Quest’album,il cui titolo dà il nome a una bulerías dell’opera, è dedicato al torero Curro Romero.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

Il disco del 1976 è “Rosa María”. Torna a comparire ciò che Camarón e Paco progettavano di imporre come nuovo stile del cante, come avevano precedentemente fatto con Canastera.
Di “Rosa María” il pezzo che è diventato più popolare è il tangos che gli dà il nome.
Come novità appaiono delle sevillanas e una bamberas, stili inconsueti in bocca a Camarón. Letras di Antonio Sanchez.

Il 1977 vide l’ultimo lavoro con la collaborazione con Paco di questo loro primo periodo, “Castillo de Arena”. Il primo pezzo del disco, una bulerías intitolata “Samara”, presenta la novità di avere Camarón stesso come firmatario della letra insieme a Antonio Sánchez.
La lista di palos dell’album è varia e sintetizza i cantes che ha offerto negli anni precedenti con l’accompagnamento di Paco.

Al di fuori dei nove dischi prodotti con Paco in questo primo periodo, Camarón realizzò in forma sporadica qualche pezzo in opere collettive: “Flamencos”, realizzata da un gruppo coordinato da Antonio Arenas nel 1968; fu la prima volta che Camarón vide uno studio di registrazione, non aveva ancora diciott’anni. In quest’opera incise quattro pezzi, due bulerías, una alegría de Cádiz e una soleares. L’anno seguente collabora nel disco “La Historia del Flamenco”, prodotto da RCA. Questo disco fu concepito da Sabicas, che firmò tutti i pezzi. In questo lavoro Camarón interpreta due fandangos e due bulerias.
Opere minori sono in quell’epoca i singles di Villancicos, i canti di Natale, editi nel 1974: “La Virgen María” e “A Belén pastores”. Come curiosità, segnaliamo la sua interpretazione nel film “Casa Flora” del tema “Seré… Serenito”, nel 1973.

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Biografia di Camaron prima parte https://mosaicoflamenco.com/biografia-camaron-1/ Thu, 21 Dec 2017 22:19:39 +0000 http://mosaicoflamenco.milangotan.com/?p=1 Il Mito assoluto del Cante Flamenco: Camarón De La Isla Biografia parte prima Il giorno 12 maggio del 1992 venne presentato al pubblico l’ultimo disco di Camarón de la Isla  “Potro de rabia y...

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Il Mito assoluto del Cante Flamenco: Camarón De La Isla

Biografia parte prima

Il giorno 12 maggio del 1992 venne presentato al pubblico l’ultimo disco di Camarón de la Isla  “Potro de rabia y de miel”.
Il giorno 2 luglio successivo Camarón morì.
Al suo funerale assistettero centomila persone. Anche se Camarón de la Isla era scomparso permaneva la sua leggenda che era nata già prima che il grande cantaor morisse.
Nel libretto del disco citato si può leggere: “Perché il leggendario Camarón è molto più che uno dei più grandi cantaores di tutti i tempi. Camarón è mitologia, è un simbolo della concezione dionisiaca dell’esistenza”. “La Isla” è per antonomasia l’isola su cui sorgono Cádiz e San Fernando, che si chiama Isla de León.

José Monge Cruz, Camarón de la Isla nasce il 5 dicembre del 1950 a San Fernando, città di 88.500 abitanti nella baia di fronte a Cádiz in seno ad una famiglia gitana. Il nome Camarón (piccolo crostaceo simile a un mini gamberetto, che in italiano si chiama squilla) gli è stato dato da un suo zio perché aveva la pelle bianca ed i capelli biondi, cosa poco comune in un gitano.
Dopo una breve scolarizzazione, trascorse l’infanzia nella fucina di suo padre e, più avanti, alla Venta de Vargas, notissimo ristorante bar tradizionale e popolare di San Fernando.
Si può dire che Camarón sia stato allattato a flamenco! Era solito dire nelle sue interviste; “Mia madre mi ha partorito cantando por bulerías”. Il cante flamenco era qualcosa di naturale e quotidiano nella famiglia Monge Cruz, visto che le tradizionali feste flamenche erano abitudine in quella casa.
Cantavano suo padre e sua madre, e Camarón diceva di aver appreso il cante proprio dalla madre.
Da sua madre e dai vecchi artisti che paravano a casa sua, proprio per ascoltare figure artistiche come Pastora Pavón – La Niña de los Peines, La Perla de Cádiz, Manolo Caracol, Arturo Pavón, El Pinto ed altri numeri uno del cante, che sedevano nel patio della casa di questa famiglia da amici e cantavano.In quel giardino arrostivano carne di cavallo, bevevano vino ed ascoltavano Juana Cruz cantare le sue bulerías, i suoi tangos, i suoi fandangos, gli stessi palos che il giovane José imitava ancora in tenera età, esibendosi, adolescente, con la sua chitarra alla Venta de Vargas, per raccogliere le mance dei clienti.
Camarón cominciò a frequentare la Venta de Vargas molto presto, e lì le sue qualità canore divennero subito leggenda. Era il luogo in cui i buoni aficionados della Baia di Cádiz andavano proprio  per ascoltare il bambino prodigio del cante.
Pare che Juan Vargas, proprietario della venta che porta il suo stesso nome, insistette presso Manolo Caracol, suo amico intimo, perché ascoltasse cantare il giovane cantaor flamenco. Caracol lo ascoltò e non fece commenti. Camarón aveva allora dodici anni, la strana reazione di Caracol diede luogo ad interpretazioni  molteplici e contrastanti.
Si racconta cha a quei tempi José andasse con il suo amico Rancapino al bar gaditano El Burladero, dove entrambi cantavano per farsi conoscere e guadagnarsi qualche soldo, partecipando così alle loro prime juergas.
Si dice che Camarón cantava con Rancapino sul tram che li portava a Cádiz con l’intento di raccogliere qualche moneta, ma chi l’ha conosciuto intimamente non crede che questa sia stata la realtà dei fatti “…Quando dicono che, con Rancapino, sul tram passava col barattolo…, non è cosa accertata e soprattutto non può crederci nessuno che lo abbia conosciuto”, dice José Candado nella sua opera “Camarón, biografía de un mito”.
Si è detto anche che José vinse il suo primo premio in un concorso di canto celebrato a Montilla nel 1962, ma Candado assicura che Camarón ha partecipato invece al Quarto Festival de Cante Jondo de Mairena del Alcor, nel quale ottenne il primo premio del secondo gruppo di cantes festeros, alegrías, bulerías y soleares.
Nel 1963 durante la Feria de Sevilla, nella caseta della Venta de Vargas, Camarón  cantò al cospetto di Antonio Mairena. Mairena in quest’ occasione fu più esplicito di Caracul, asserendo: “Canta muy gitano”.
Nel 1964 Miguel de los Reyes, cantaor e direttore della Taberna Gitana di Málaga, stava cercando per i circoli flamenchi della baia di Cádiz, un giovane cantaor per il suo “cuadro flamenco”. Ascoltò Camarón e Pansequito, ma sceglie il primo.
Per farlo lavorare nonostante la giovanissima età, si dovette ricorrere allo stratagemma di una falsa dichiarazione di sua madre, nella quale si diceva che José aveva sedici anni e non i quattordici non ancora compiuti che aveva in realtà. Un’altra versione della storia ce la racconta Camarón stesso: “Cantava Pansequito con loro, ma doveva partire per la mili (lett.naja n.d.t.), quindi cercarono Rancapino, questi gli parlò di me e quindi mi misero nel cuadro. Miguel Da Los Reyes si chiuse con me nel camerino dove cantai per lui e all’uscita disse a Rancapino che avrebbe portato me e che lui non andava nemmeno a Conil (paese costiero a pochi kilometri da San Fernando n.d.t.)…!”.
Nel tablao di Miguel de los Reyes, José incontra José el Chaqueta, persona che ebbe molta influenza su di lui.
Dopo aver lavorato nella Taberna Gitana per due anni, lavora per i tre anni successivi nelle compagnie di Juanito Valderrama, Dolores Vargas e Antonio Arenas. E’ stato un periodo di autentico di rodaggio per il cantaor di San Fernando.
In quest’epoca, ecco le sue prime incisioni discografiche.
La prima avviene nella cornice di in un disco collettivo, al quale partecipano El Turronero, El Chato de la Isla ed altri membri del gruppo flamenco Cuatro Cantes, e che comprende due bulerías, una soleá ed alcune alegrías.
Posteriormente, nel 1969, torna ad incidere in un’antologia diretta da Sabicas, nella quale Camarón interpreta alcuni fandangos.
In quello stesso anno José Monge fa il salto verso Madrid, luogo dove a quei tempi si trovavano tutte le figure del flamenco: Enrique Morente, El Sordera, José Menese, Terremoto de Jerez, La Perla ed un lungo elenco di artisti centrali nel mondo del flamenco.
Si può dire che per lui comincia una nuova e fondamentale tappa della sua carriera, e non solo per il fatto di entrare stabilmente nel cuadro flamenco di un tablao di ottimo livello della capitale, ma anche perché ciò gli permise un incontro che diventerà decisivo nel corso della sua futura carriera: quello con Paco de Lucía.

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