terra del flamenco | Mosaico Flamenco https://mosaicoflamenco.com Il portale italiano della cultura del flamenco Mon, 30 Jul 2018 15:57:36 +0000 it-IT hourly 1 Le terre del Flamenco https://mosaicoflamenco.com/le-terre-del-flamenco/ Mon, 30 Jul 2018 15:54:28 +0000 https://mosaicoflamenco.com/?p=274 Andalucia Jaén “Campi, nient’altro che campi e tra gli ulivi, villaggi bianchi”, così il poeta spagnolo Antonio Machado (1875-1939) descrive la provincia che in toni estasiati definì “Jaén argentea”. E in effetti ovunque qui...

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Andalucia

Jaén

“Campi, nient’altro che campi e tra gli ulivi, villaggi bianchi”, così il poeta spagnolo Antonio Machado (1875-1939) descrive la provincia che in toni estasiati definì “Jaén argentea”. E in effetti ovunque qui ci si imbatte in uliveti che si stendono come rete verdastra fin sulle sommità di colli rossi o bianchi, donando alla luce del sole un riverbero argenteo. Solo pochi luoghi, come per esempio le belle cittadine rinascimentali di Ubeda e Baeza o il capoluogo Jaén riescono a interrompere quest’immagine generale e fanno intuire che la regione, dalle scarse infrastrutture, dipende da un punto di vista economico quasi esclusivamente dalla coltura dell’ulivo. Solamente la parte orientale interrompe questa monotonia, perché nella regione sorgentifera del Guadalquivir e del Rio Segura si trova il più vasto parco nazionale: la Sierra de Cazorla e la Sierra de Segura sono infatti, grazie alla eccezionale varietà di specie vegetali e alle numerose specie animali, tra le mete turistiche più consigliate. Ma nonostante l’entusiasmo che la provincia suscita in molti turisti, il capoluogo è da secoli ormai solo un luogo di passaggio, dove pochi visitatori si perdono: come ai tempi dei Mori, che diedero al luogo il nome di Giyen o Geen (strada carovaniera), attualmente si trova nel punto di incontro di molte vie di traffico, che dal Nord raggiungono la costa. Già i Cartaginesi, che per via delle miniere d’argento avevano definito la località Aurigii, avevano riconosciuto la posizione strategica di Jaén. Sotto i Romani fu innalzata al rango di città con il nome di Flavia, e dopo la caduta del califfato divenne la capitale di uno dei numerosi regni Taifa. La posizione strategica, di nuovo, la tramutò nello scenario di alcune tra le battaglie più cruente ai tempi della Reconquista: il passo Desfiladero de Despeñaperros (valico dei cani che precipitano) divenne celebre come passaggio ingegnoso dalla Castiglia all’Andalusia, poiché in questo luogo che pareva invalicabile un pastore avrebbe mostrato alle truppe di Alfonso VIII un sentiero nascosto, che consentiva un facile passaggio in Andalusia. In questo modo, dopo la sua vittoria sugli Almohadi nel 1212 presso Navas de Tolosa, Alfonso VIII poté iniziare la sua campagna di riconquista contro i Mori. Altre battaglie furono combattute vicino al passo, e nel 1808 presso Bailén furono annientate le truppe di Napoleone. Ma Jaén, che nel 1246 venne espugnata da Ferdinando III, ebbe ancora per breve tempo importanza come fortezza confinante nella lotta con il regno di Granada; da allora in poi iniziò a soffrire a causa di un destino avverso. Da un punto di vista culturale rappresenta ancor oggi una eccezionalità, in quanto qui il paesaggio artistico della Castiglia si imbatte in quello dell’Andalusia e viceversa.

Málaga

Probabilmente quella di Málaga è da considerarsi la provincia andalusa più frequentata dai turisti. Le spiagge della Costa del Sol, protette dai venti e dalla pioggia grazie alla cortina di catene montuose dell’entroterra, sono le maggiori artefici di tale fama. Il clima, mite durante tutto il corso dell’anno, è invece alla base della rigogliosa vegetazione subtropicale di palme e cipressi, agavi e limoni. Già alla fine del XIX secolo erano molti i turisti attirati dal luogo, ma il numero si incrementò a partire dagli anni Cinquanta del novecento. E così in breve tempo le zone lìtoranee si sono tramutate in un paesaggio di cemento che ha ricoperto tutto facendo sì che l’unico elemento di distinzione tra un posto e l’altro siano ormai i cartelli stradali. Ma lasciando la costa si percepiscono subito i lati migliori della provincia: le bizzarre formazioni calcaree dell’El Torcal, i dolmen presso Antequera.
le pitture rupestri di Cueva de la Pileta. Ronda e Antequera, cittadine ricche di storia e arte. Cuore dell’intera provincia e ovviamente  Màlaga,città dopo Siviglia di maggiori dimensioni di tutta l’Andalusia. Sin dall’antichità, infatti, Málaga, nome da far risalire alla sua origine fenicia, era dotata di un porto di grande importanza. Alla fine del II secolo a.C, sotto la dominazione romana, Malacitanum divenne il luogo di scambio commerciale più famoso per il commercio con l’Africa del Nord. Dopo un breve periodo bizantino (552-570), i Romani vennero allontanati nella II metà del VI secolo dai
Visigoti. Sotto i Mori Máilaga  acquisì sempre maggiore importanza come porto commerciale, mentre ebbe un ruolo minore sotto il Califfato. La città visse il suo momento di massimo splendore quando fu inglobata nel regno dei Nasridi di Granada, Era il 1237, e fino alla Reconquista cattolica del 1487 fu il porto più grosso della costa meridionale spagnola e quindi il nodo di raccordo principale con il Marocco. Da qui le merci venivano trasportate lungo la costa fino all’Alhambra a Granada. La notevole importanza di Málaga per l’economia andalusa perdurò anche nel XVI e nel XVII secolo, grazie agli scambi con le Americhe. Dopo il periodo di recessione nel XVIII secolo seguì un nuovo momento di fioritura grazie ad alcune famiglie di commercianti che vi si trasferirono dalla Castiglia e da altri Paesi, ed all’industrializzazione degli inizi del XIX secolo. Ancor oggi Malaga è un centro commerciale importante.

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Sevilla

Chi parla di Siviglia si riferisce di norma alla città, e in effetti il capoluogo, bello e orgoglioso, domina il paesaggio circostante, con i suoi estesi campi e i paesini. Siviglia, la più grande città e capitale andalusa, vive ancor oggi della fama di tempi passati, quando il Guadalquivir la tramutò per più di 200 anni nella porta d’ingresso al Nuovo Mondo durante l’era delle grandi scoperte, facendo di lei un fiorente centro commerciale. A Siviglia sono legati il flamenco e la Carmen, Don Giovanni e il celebre barbiere, ma anche lo stridente contrasto di passione e allegria sfrenata esemplificato da un lato dalla Semana Santa, la Settimana Santa, e dall’altro dalla Feria de Abril, alla metà di aprile, ben nota anche oltre i confini dell’Andalusia. Il capoluogo andaluso, con i suoi 700.000 abitanti, è attualmente sede del Parlamento e del Governo della Region Autonoma. Tristi quartieri periferici di recente costruzione contrastano con i bei barrios (quartieri) della città vecchia, dove ovunque si incontrano esempi artistici dei secoli passati. Il paesaggio urbano è caratterizzato da innumerevoli aranci piantati ai lati degli ampi viali, che in primavera diffondono il proprio profumo e al contempo contrastano il traffico cittadino, a tratti caotico.
Su una delle antiche porte della città è riassunta in poche parole la sua storia:
“Ercole mi edificò, Cesare mi cinse di mura e torri, il re santo mi espugnò”: queste sone le figure rappresentate nel Giraldillo, lo stemma della città.

Le origini della città sono presumibilmente da far risalire al II secolo a.c., quando gli Iberici fondarono l’insediamento di Hispalis, che fu successivamente conquistato da Fenici e Cartaginesi e durante la II guerra punica cadde in mano romana. Nel 206 a.C. Scipione l’Africano fondò nelle vicinanze Itálica, insediamento dei veterani, che attualmente è uno dei più interessanti scavi archeologici di Spagna. Altre tracce dell’insediamento romano si trovano a nord di Siviglia, a Mulva. Nel 45 a.C; durante la guerra contro Pompeo, Cesare ordinò che Hispalis fosse cinta da mura difensive, elevandola anche al rango di Colonia Iulia Romana; il suo porto assunse un ruolo di grande importanza soprattutto per l’esportazione di merci verso Roma, in modo particolare per l’olio d’oliva trasportato in anfore. Sotto i Visigoti, che conquistarono la città dopo Vandali e Suebi, nel 461, Siviglia vide il fiorire della personalità eccezionale di sant’Isídoro (556-636), celebre arcivescovo, che succedette nell’incarico a san Leandro, questi acquisì grande fama attraverso la stesura di un’opera enciclopedica sulla cultura, la religione e la filosofia antiche e cristiane, e fu il rettore della scuola di Siviglia. Nel 712 i Mori occuparono la città, ma Ischbiliya, come venne ribattezzata, rimase fino alla caduta del califfato nell’ombra di Córdoba. Solo nel 1023 divenne la splendida capitale di uno dei regni taifa dominato dagli Abbadidi. il cui re Al-Mutamid fece costruire uno dei primi palazzi sul luogo dell’odierna Alcazar. Nel 1091 divenne possedimento degli Almoravidi, fanatici religiosi, che nel 1145 furono sostituiti dagli Almohadi. All’epoca, Siviglia visse uno dei suoi periodi di massima fioritura, di cui oggi sono rimaste testimonianze nella Giralda, il minareto dell’antica moschea, e nella torre del Oro. Sulla scia della Reconquísta Ferdinando III il Cattolico espugnò nel 1248 la città dopo un assedio durato molti mesi, cacciando l’intera popolazione mora. Come il proprio figlio e successore Alfonso X il Saggio, diede a Siviglia numerosi privilegi economici; da quel momento in poi la città divenne una fedele sostenitrice del re. Per questo motivo AlfonsoX le concesse il titolo onorario di “No majeda Do” (“Non mi ha abbandonato”), ancora oggipresente sul suo stemma. Anche i successori cristiani vi soggiornavano volentieri, e Pietro I il Crudele vi fece erigere nel XIV secolo la propria residenza, l’Alcazar,assoldando operai mori. Per gli ebrei che abitavano a Siviglia iniziarono tuttavia sotto il dominio cristiano tempi molto duri. Dopo il pogrom del 1391 si ebbe qui il primo processo della Santa Inquisizione, nel 1480.
Il periodo di maggior fioritura della città corrispose alla scoperta del Nuovo Mondo. Siviglia divenne infatti sede della Casa de Contratación, l’istituto statale dedito al commercio e alla finanza, e conseguentemente unico luogo di scambi commerciali con le colonie d’oltremare. Qui, in quella che divenne una metropoli internazionale, punto d’unione tra il vecchio  ed il nuovo mondo, si insediarono imprese e uffici commerciali di tutta Europa. Dalle colonie giungevano a Siviglia, che all’epoca divenne con i suoi 150.000 abitanti la terza città del mondo occidentale per dimensioni, enormi quantità di oro e argento trasportate su galeoni. Solo nel XVII secolo la grande potenza economica iniziò a sgretolarsi: alla terribile epidemia del 1649 seguì nel 1680 lo spostamento della base navale. Nel 1717, per via del crescente insabbiamento del Guadalquivir, Siviglia dovette cedere a Cadice il monopolio commerciale con l’America. Nonostante questo declino, la città visse nel XVII secolo una grande fioritura culturale: celebri pittori e scultori vivacizzarono la vita intellettuale sivigliana, e i loro capolavori impreziosiscono ancor oggi le numerose chiese e i monasteri della città. Alcuni di questi artisti, come Diego velázquez e Francísco de Zurbaran. vennero anche chiamati alla corte reale di Madrid. A quella stessa epoca risale anche la pubblicazione del celebre romanzo Don Chisciotte scritto da Miguel de Cervantes, mentre era imprigionato nelle carceri reali di Siviglia.
Dalla profondissima crisi economica, aggravata dal terremoto del 1755, Siviglia si è potuta riprendere solo molto lentamente. Uno degli episodi più salienti di tale ripresa fu l’apertura dell’esposizione Ispano-americana del 1929. ma la dittatura di Franco paralizzò qualsiasi possibile sviluppo futuro.
Un balzo in avanti degno di nota la città lo compì comunque nel 1992, in occasione dell’Esposizione Universale che, proprio come la partenza di Colombo 500 anni prima, avrebbe dovuto caratterizzare l’inizio di un nuova epoca. In occasione dell’Expo furono infatti restaurati importanti edifici storici e le infrastrutture di tutta la regione godettero di nuovi impulsi. Ma, come per tutte le Esposizioni Universali, le aspettative erano troppo elevate.

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