Manuel Soler Osa Reyes

Manuel Soler Osa Reyes

Manuel Soler Osa Reyes nacque a Sevilla nel 1943 e vi morì nel 2003.

Manuel Soler Osa Reyes

Manuel Soler Osa Reyes

Bailaor, chitarrista e percussionista, Manuel Soler è una importantissima e indiscussa figura che in una lunga e produttiva carriera ha avuto modo di toccare tutti i palos del flamenco.
Comincia i suoi studi di ballo all’età di nove anni con Adelita Domingo, debuttando nel 1955 nelle “Galas Juveniles” del teatro San Fernando di Siviglia oramai scomparso. L’anno seguente entra a far parte della compagnia di Manuela Vargas.
A 17 anni, nel 1960, formò il suo gruppo.
Negli anni sessanta e settanta lavora frequentemente fuori dalla Spagna, specialmente in Messico. Nel 1979 entra nel tablao madrileno “Los Canasteros” dove comincia a delinearsi la sua rivoluzione personale. Collabora con Enrique Morente e Diego Carrasco fino a fare il salto, entrando come bailaor nel primo sestetto di Paco de Lucia. I suoi interventi danno luogo ad una spontanea accondiscendenza del pubblico per la sua capacità di trasmettere il suo genio e per il brio con il quale si offriva.
Una lesione cardiaca lo obbliga ad allontanarsi dal ballo ed, al suo ritorno a Siviglia, si concentra nello studio della chitarra e soprattutto dello strumento che sarà l’artefice del resto del suo percorso: il cajón flamenco.
Nella biennale di Sevilla  del 1996 presenta lo spettacolo “Por aquí te quiero ver” che fu una delle più gradite sorprese dell’edizione, e venne votata come il miglior spettacolo della Bienal di Sevilla. Con due cajónes e tutta la sua arte crea un precedente che ancora deve essere superato: nessuno ha suonato questa percussione con l’arte che aveva Manuel Soler.
Nella edizione del 2002 della Bienal  conseguì il Premio Giraldillo al Mejor Intérprete de Acompañamiento.
Crea quindi la sua scuola: negli ultimi anni della sua vita dedica molto tempo all’insegnamento con un gesto di enorme generosità per le generazioni future.
Il vincolo di Manuel Soler con il “Teatro Central” è imprescindibile visto che è stato il percussionista della maggior parte degli artisti che sono passati dal suo palcoscenico. Ecco perché il Teatro Central gli rende omaggio riproponendo il suo spettacolo “Por aquí te quiero ver” nella programmazione “Flamenco viene del Sur” del 2003-2004.
La sua aderenza al compás era tale da poter dire che vederlo era vedere il compás.
Il suo baile era originale, minimalista e contenuto, con largo anticipo sulle mode, e estremamente flamenco. Caratteristica del suo modo di ballare era lo humor, che rendeva le cose nuove e leggere senza perderne la flamencura.
Ballò per il presidente statunitense Johnson, e si esibì nei tablaos di Madrid Los Canasteros, Corral de la Pacheca, la Venta del Gato y Torres Bermejas. Collaborò con moltissimi artisti. Per una decina di anni collaborò con Paco de Lucía, e lavorò anche con Antonio Ruiz, Manuela Vargas, Juana Amaya, María Pagés, Israel Galván, Manolete, Lola Flores, Farruco, Matilde Coral, Camarón de la Isla, Manolo Sanlúcar e Enrique Morente fra gli altri.
Israel Galván, dopo una lunga e fruttuosa collaborazione e una grande amicizia, lo rimise a ballare in Metamorfosi, nel 2000, nel ruolo simbolico del padre del suo personaggio.
Possiamo ammirare il suo baile in Rito y Geografía del Baile.
Nell’ultimo decennio fu molto richiesto in festival internazionali per impartire corsi intensivi di compás e percussioni. Il suo ultimo trionfo fu l’intervento nella deliziosa produzione di “Dime” di Javier Barón, nella quale ancora una volta si mise in tasca il pubblico con i suoi giochi di mano e l’ingegnosa percussione prodotta con un gigantesco giara, persino da dentro di essa.

Non fu il primo ad introdurre il cajón peruviano nel flamenco, però senz’ombra di dubbio fu colui che maggiormente lo rese popolare, e oggi, dopo 20 anni, sono pochi i gruppi che non includano il cajón. Nessuno lo ha mai impiegato con maggior gusto e consapevolezza di Manuel Soler, per cui probabilmente l’artista sarà ricordato soprattutto per questo, che era solo un aspetto della sua maestria.

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