Biografia di Camaron prima parte

Il Mito assoluto del Cante Flamenco: Camarón De La Isla

Biografia parte prima

Il giorno 12 maggio del 1992 venne presentato al pubblico l’ultimo disco di Camarón de la Isla  “Potro de rabia y de miel”.
Il giorno 2 luglio successivo Camarón morì.
Al suo funerale assistettero centomila persone. Anche se Camarón de la Isla era scomparso permaneva la sua leggenda che era nata già prima che il grande cantaor morisse.
Nel libretto del disco citato si può leggere: “Perché il leggendario Camarón è molto più che uno dei più grandi cantaores di tutti i tempi. Camarón è mitologia, è un simbolo della concezione dionisiaca dell’esistenza”. “La Isla” è per antonomasia l’isola su cui sorgono Cádiz e San Fernando, che si chiama Isla de León.

José Monge Cruz, Camarón de la Isla nasce il 5 dicembre del 1950 a San Fernando, città di 88.500 abitanti nella baia di fronte a Cádiz in seno ad una famiglia gitana. Il nome Camarón (piccolo crostaceo simile a un mini gamberetto, che in italiano si chiama squilla) gli è stato dato da un suo zio perché aveva la pelle bianca ed i capelli biondi, cosa poco comune in un gitano.
Dopo una breve scolarizzazione, trascorse l’infanzia nella fucina di suo padre e, più avanti, alla Venta de Vargas, notissimo ristorante bar tradizionale e popolare di San Fernando.
Si può dire che Camarón sia stato allattato a flamenco! Era solito dire nelle sue interviste; “Mia madre mi ha partorito cantando por bulerías”. Il cante flamenco era qualcosa di naturale e quotidiano nella famiglia Monge Cruz, visto che le tradizionali feste flamenche erano abitudine in quella casa.
Cantavano suo padre e sua madre, e Camarón diceva di aver appreso il cante proprio dalla madre.
Da sua madre e dai vecchi artisti che paravano a casa sua, proprio per ascoltare figure artistiche come Pastora Pavón – La Niña de los Peines, La Perla de Cádiz, Manolo Caracol, Arturo Pavón, El Pinto ed altri numeri uno del cante, che sedevano nel patio della casa di questa famiglia da amici e cantavano.In quel giardino arrostivano carne di cavallo, bevevano vino ed ascoltavano Juana Cruz cantare le sue bulerías, i suoi tangos, i suoi fandangos, gli stessi palos che il giovane José imitava ancora in tenera età, esibendosi, adolescente, con la sua chitarra alla Venta de Vargas, per raccogliere le mance dei clienti.
Camarón cominciò a frequentare la Venta de Vargas molto presto, e lì le sue qualità canore divennero subito leggenda. Era il luogo in cui i buoni aficionados della Baia di Cádiz andavano proprio  per ascoltare il bambino prodigio del cante.
Pare che Juan Vargas, proprietario della venta che porta il suo stesso nome, insistette presso Manolo Caracol, suo amico intimo, perché ascoltasse cantare il giovane cantaor flamenco. Caracol lo ascoltò e non fece commenti. Camarón aveva allora dodici anni, la strana reazione di Caracol diede luogo ad interpretazioni  molteplici e contrastanti.
Si racconta cha a quei tempi José andasse con il suo amico Rancapino al bar gaditano El Burladero, dove entrambi cantavano per farsi conoscere e guadagnarsi qualche soldo, partecipando così alle loro prime juergas.
Si dice che Camarón cantava con Rancapino sul tram che li portava a Cádiz con l’intento di raccogliere qualche moneta, ma chi l’ha conosciuto intimamente non crede che questa sia stata la realtà dei fatti “…Quando dicono che, con Rancapino, sul tram passava col barattolo…, non è cosa accertata e soprattutto non può crederci nessuno che lo abbia conosciuto”, dice José Candado nella sua opera “Camarón, biografía de un mito”.
Si è detto anche che José vinse il suo primo premio in un concorso di canto celebrato a Montilla nel 1962, ma Candado assicura che Camarón ha partecipato invece al Quarto Festival de Cante Jondo de Mairena del Alcor, nel quale ottenne il primo premio del secondo gruppo di cantes festeros, alegrías, bulerías y soleares.
Nel 1963 durante la Feria de Sevilla, nella caseta della Venta de Vargas, Camarón  cantò al cospetto di Antonio Mairena. Mairena in quest’ occasione fu più esplicito di Caracul, asserendo: “Canta muy gitano”.
Nel 1964 Miguel de los Reyes, cantaor e direttore della Taberna Gitana di Málaga, stava cercando per i circoli flamenchi della baia di Cádiz, un giovane cantaor per il suo “cuadro flamenco”. Ascoltò Camarón e Pansequito, ma sceglie il primo.
Per farlo lavorare nonostante la giovanissima età, si dovette ricorrere allo stratagemma di una falsa dichiarazione di sua madre, nella quale si diceva che José aveva sedici anni e non i quattordici non ancora compiuti che aveva in realtà. Un’altra versione della storia ce la racconta Camarón stesso: “Cantava Pansequito con loro, ma doveva partire per la mili (lett.naja n.d.t.), quindi cercarono Rancapino, questi gli parlò di me e quindi mi misero nel cuadro. Miguel Da Los Reyes si chiuse con me nel camerino dove cantai per lui e all’uscita disse a Rancapino che avrebbe portato me e che lui non andava nemmeno a Conil (paese costiero a pochi kilometri da San Fernando n.d.t.)…!”.
Nel tablao di Miguel de los Reyes, José incontra José el Chaqueta, persona che ebbe molta influenza su di lui.
Dopo aver lavorato nella Taberna Gitana per due anni, lavora per i tre anni successivi nelle compagnie di Juanito Valderrama, Dolores Vargas e Antonio Arenas. E’ stato un periodo di autentico di rodaggio per il cantaor di San Fernando.
In quest’epoca, ecco le sue prime incisioni discografiche.
La prima avviene nella cornice di in un disco collettivo, al quale partecipano El Turronero, El Chato de la Isla ed altri membri del gruppo flamenco Cuatro Cantes, e che comprende due bulerías, una soleá ed alcune alegrías.
Posteriormente, nel 1969, torna ad incidere in un’antologia diretta da Sabicas, nella quale Camarón interpreta alcuni fandangos.
In quello stesso anno José Monge fa il salto verso Madrid, luogo dove a quei tempi si trovavano tutte le figure del flamenco: Enrique Morente, El Sordera, José Menese, Terremoto de Jerez, La Perla ed un lungo elenco di artisti centrali nel mondo del flamenco.
Si può dire che per lui comincia una nuova e fondamentale tappa della sua carriera, e non solo per il fatto di entrare stabilmente nel cuadro flamenco di un tablao di ottimo livello della capitale, ma anche perché ciò gli permise un incontro che diventerà decisivo nel corso della sua futura carriera: quello con Paco de Lucía.

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