Biografia di Camaron seconda parte

L’incontro di Camarón con Paco

L’incontro di Camarón con Paco de Lucía, per iniziativa di Antonio Sánchez Peciño, si verifica nel tablao Torres Bermejas, del quale era assiduo frequentatore il padre di Paco e nel quale Camarón lavorava tutte le sere.

Il cantaor di San Fernando ha lavorato in questo tablao dal 1969 al ’77.
Secondo quanto raccontava Camarón, prima del loro incontro nel Torres Bermejas si erano già visti a Jerez: “Non voleva suonare la chitarra per me. Eravamo ad una festa dei Domeq, ero con Rancapino e sono entrato lì. Gli artisti non smettevano di gridare: -Que cante, que cante. Ea que va a cantar un poquito este chiquillo-, allora mi conoscevano come Pijote.
Dissero a Paco che suonasse e Paco diceva ad Antonio Cepero: -suonagli tu-,ed io dicevo: -che nessuno suoni, suonerò io-. Ed ho cantato suonando da solo, facendola finita con tutti. E poi me ne andai via da solo. Rividi Paco tre giorni dopo e cominciammo a legare”.

Gli autori che hanno scritto sull’opera discografica di Camarón solgono dividerla in due parti.
La prima comprende il periodo 1969-1977, e si caratterizza per l’intima collaborazione con Paco, dando come frutto la produzione di nove dischi.
Tutto questo lavoro insieme è stato diretto e supervisionato da Antonio Sanchez Peciño, padre di Paco.
La seconda parte dell’opera discografica di Camarón comincia con “La Leyenda del Tiempo”, pubblicato nel 1979, e crea una rottura in tutti i sensi con tutti i lavori antecedenti.
Comincia con questo album una nuova tappa nella carriera del cantaor di San Fernando.
Ma andiamo per ordine e cominciamo coll’approfondire il primo periodo (1969-77).
I nove dischi della prima tappa si succedono con cadenza annuale e, “Furono realizzati con mezzi tecnici rudimentali; ognuno di essi fu registrato, presa diretta e livelli, in un pomeriggio nello studio di otto piste, il più piccolo della sede della compagnia Philips Fonogram”.

Nel 1969 appare il primo disco “El Camarón de la Isla con la colaboración especial de Paco de Lucía”, anche se lo si cita sempre per il primo pezzo che è una bulería,intitolata “Al Verte las Flores Lloran”, della quale si è detto che risente di una certa influenza da parte di La Perla de Cádiz.
L’aroma gaditano si può apprezzare in diversi temi e ciò è logico visto che quando è stato inciso il disco, Camarón aveva diciott’anni, ed a quell’età era normale che i cantes che interpretava fossero quelli che facevano parte del repertorio di Camarón in quel momento della sua vita. Paco de Lucía aveva in quel frangente ventun anni. Fra i pezzi del disco, si equilibrano quelli che si denominano canti drammatici con i canti di festa.
Le letras rispecchiamo motivi tradizionali, comprendendo tre bulerías, tre fandangos di cui uno de Huelva, ed un corte per ogni uno dei seguenti stili: tientos, siguiriyas, tarantas, soleá, tangos e alegrías.

Nel 1970 appare il secondo LP di questa giovane coppia di artisti, sotto lo stesso lemma dell’anno precedente. Questo nuovo disco prende il titolo dal suo primo pezzo, che è la soleà “Cada vez que nos miramos”.
A continuazione del primo disco anche il repertorio di quest’ultimo è molto variegato ed equilibrato tra temi drammatici e festaioli. Entrano nel repertorio del cantaor tre nuovi stili: la romera, la taranta e la granaina. La composizione dei pezzi figura a nome di Antonio Sanchez e in quattro brani a nome di Antonio Fernández, cioé Fosforito.

Continua a comparire l’intestazione degli anni antecedenti, “El Camarón de la Isla en colaboración…” anche nel disco che realizza nel 1971.  Il primo pezzo si intitola “Son tus ojos dos estrellas”. Predominano in questo lavoro gli stili drammatici anche se, in generale il disco si sviluppa seguendo la tonica di quelli passati.
Distacca la soleá apolá “El espejo en que te miras”.
Le letras figurano sempre a nome di Antonio Sanchez, cioé il padre di Paco.

Canastera è il successivo album della mitica coppia. Appare nel 1972 ed è motivo di forti polemiche per la reazione in quello che si potrebbe definire “il ramo ortodosso degli aficionados”; questo nuovo lavoro vuole esporre la creazione di un cante nuovo: la Canastera. Si è detto che il tema si basa su un fandango de Huelva.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

L’opera del 1973 appare sotto il titolo di “Caminito de Totana”, titolo del primo pezzo.
Si ritorna totalmente all’ortodossia ed in nessuno dei pezzi si trascende dalla tradizione. Predominano i “cortes” con cantes caratterizzati dal tema drammatico. Letras del solito Antonio Sánchez.

“Soy caminante” è il titolo dell’album che appare nell’anno 1974, nel quale i cantes registrati si riducono a dieci invece dei soliti dodici dei dischi precedenti. Tutti i pezzi sono di Antonio Sánchez.

Nel 1975 esce “Arte y Majestad”, che viene considerato da alcuni dei biografi di Camarón come l’opera più personale del cantaor di San Fernando “in ciò che concerne la sua forma di cantare: impostazione della voce, giri vocali, peculiari melismi…”. Quest’album,il cui titolo dà il nome a una bulerías dell’opera, è dedicato al torero Curro Romero.
Letras sempre di Antonio Sanchez.

Il disco del 1976 è “Rosa María”. Torna a comparire ciò che Camarón e Paco progettavano di imporre come nuovo stile del cante, come avevano precedentemente fatto con Canastera.
Di “Rosa María” il pezzo che è diventato più popolare è il tangos che gli dà il nome.
Come novità appaiono delle sevillanas e una bamberas, stili inconsueti in bocca a Camarón. Letras di Antonio Sanchez.

Il 1977 vide l’ultimo lavoro con la collaborazione con Paco di questo loro primo periodo, “Castillo de Arena”. Il primo pezzo del disco, una bulerías intitolata “Samara”, presenta la novità di avere Camarón stesso come firmatario della letra insieme a Antonio Sánchez.
La lista di palos dell’album è varia e sintetizza i cantes che ha offerto negli anni precedenti con l’accompagnamento di Paco.

Al di fuori dei nove dischi prodotti con Paco in questo primo periodo, Camarón realizzò in forma sporadica qualche pezzo in opere collettive: “Flamencos”, realizzata da un gruppo coordinato da Antonio Arenas nel 1968; fu la prima volta che Camarón vide uno studio di registrazione, non aveva ancora diciott’anni. In quest’opera incise quattro pezzi, due bulerías, una alegría de Cádiz e una soleares. L’anno seguente collabora nel disco “La Historia del Flamenco”, prodotto da RCA. Questo disco fu concepito da Sabicas, che firmò tutti i pezzi. In questo lavoro Camarón interpreta due fandangos e due bulerias.
Opere minori sono in quell’epoca i singles di Villancicos, i canti di Natale, editi nel 1974: “La Virgen María” e “A Belén pastores”. Come curiosità, segnaliamo la sua interpretazione nel film “Casa Flora” del tema “Seré… Serenito”, nel 1973.

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