Le terre del Flamenco

Andalucia

Jaén

“Campi, nient’altro che campi e tra gli ulivi, villaggi bianchi”, così il poeta spagnolo Antonio Machado (1875-1939) descrive la provincia che in toni estasiati definì “Jaén argentea”. E in effetti ovunque qui ci si imbatte in uliveti che si stendono come rete verdastra fin sulle sommità di colli rossi o bianchi, donando alla luce del sole un riverbero argenteo. Solo pochi luoghi, come per esempio le belle cittadine rinascimentali di Ubeda e Baeza o il capoluogo Jaén riescono a interrompere quest’immagine generale e fanno intuire che la regione, dalle scarse infrastrutture, dipende da un punto di vista economico quasi esclusivamente dalla coltura dell’ulivo. Solamente la parte orientale interrompe questa monotonia, perché nella regione sorgentifera del Guadalquivir e del Rio Segura si trova il più vasto parco nazionale: la Sierra de Cazorla e la Sierra de Segura sono infatti, grazie alla eccezionale varietà di specie vegetali e alle numerose specie animali, tra le mete turistiche più consigliate. Ma nonostante l’entusiasmo che la provincia suscita in molti turisti, il capoluogo è da secoli ormai solo un luogo di passaggio, dove pochi visitatori si perdono: come ai tempi dei Mori, che diedero al luogo il nome di Giyen o Geen (strada carovaniera), attualmente si trova nel punto di incontro di molte vie di traffico, che dal Nord raggiungono la costa. Già i Cartaginesi, che per via delle miniere d’argento avevano definito la località Aurigii, avevano riconosciuto la posizione strategica di Jaén. Sotto i Romani fu innalzata al rango di città con il nome di Flavia, e dopo la caduta del califfato divenne la capitale di uno dei numerosi regni Taifa. La posizione strategica, di nuovo, la tramutò nello scenario di alcune tra le battaglie più cruente ai tempi della Reconquista: il passo Desfiladero de Despeñaperros (valico dei cani che precipitano) divenne celebre come passaggio ingegnoso dalla Castiglia all’Andalusia, poiché in questo luogo che pareva invalicabile un pastore avrebbe mostrato alle truppe di Alfonso VIII un sentiero nascosto, che consentiva un facile passaggio in Andalusia. In questo modo, dopo la sua vittoria sugli Almohadi nel 1212 presso Navas de Tolosa, Alfonso VIII poté iniziare la sua campagna di riconquista contro i Mori. Altre battaglie furono combattute vicino al passo, e nel 1808 presso Bailén furono annientate le truppe di Napoleone. Ma Jaén, che nel 1246 venne espugnata da Ferdinando III, ebbe ancora per breve tempo importanza come fortezza confinante nella lotta con il regno di Granada; da allora in poi iniziò a soffrire a causa di un destino avverso. Da un punto di vista culturale rappresenta ancor oggi una eccezionalità, in quanto qui il paesaggio artistico della Castiglia si imbatte in quello dell’Andalusia e viceversa.

Málaga

Probabilmente quella di Málaga è da considerarsi la provincia andalusa più frequentata dai turisti. Le spiagge della Costa del Sol, protette dai venti e dalla pioggia grazie alla cortina di catene montuose dell’entroterra, sono le maggiori artefici di tale fama. Il clima, mite durante tutto il corso dell’anno, è invece alla base della rigogliosa vegetazione subtropicale di palme e cipressi, agavi e limoni. Già alla fine del XIX secolo erano molti i turisti attirati dal luogo, ma il numero si incrementò a partire dagli anni Cinquanta del novecento. E così in breve tempo le zone lìtoranee si sono tramutate in un paesaggio di cemento che ha ricoperto tutto facendo sì che l’unico elemento di distinzione tra un posto e l’altro siano ormai i cartelli stradali. Ma lasciando la costa si percepiscono subito i lati migliori della provincia: le bizzarre formazioni calcaree dell’El Torcal, i dolmen presso Antequera.
le pitture rupestri di Cueva de la Pileta. Ronda e Antequera, cittadine ricche di storia e arte. Cuore dell’intera provincia e ovviamente  Màlaga,città dopo Siviglia di maggiori dimensioni di tutta l’Andalusia. Sin dall’antichità, infatti, Málaga, nome da far risalire alla sua origine fenicia, era dotata di un porto di grande importanza. Alla fine del II secolo a.C, sotto la dominazione romana, Malacitanum divenne il luogo di scambio commerciale più famoso per il commercio con l’Africa del Nord. Dopo un breve periodo bizantino (552-570), i Romani vennero allontanati nella II metà del VI secolo dai
Visigoti. Sotto i Mori Máilaga  acquisì sempre maggiore importanza come porto commerciale, mentre ebbe un ruolo minore sotto il Califfato. La città visse il suo momento di massimo splendore quando fu inglobata nel regno dei Nasridi di Granada, Era il 1237, e fino alla Reconquista cattolica del 1487 fu il porto più grosso della costa meridionale spagnola e quindi il nodo di raccordo principale con il Marocco. Da qui le merci venivano trasportate lungo la costa fino all’Alhambra a Granada. La notevole importanza di Málaga per l’economia andalusa perdurò anche nel XVI e nel XVII secolo, grazie agli scambi con le Americhe. Dopo il periodo di recessione nel XVIII secolo seguì un nuovo momento di fioritura grazie ad alcune famiglie di commercianti che vi si trasferirono dalla Castiglia e da altri Paesi, ed all’industrializzazione degli inizi del XIX secolo. Ancor oggi Malaga è un centro commerciale importante.

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