Luis Fernández Soto
Luis Fernández Soto, Luis El Zambo nasce nel 1949, nel cuore del gitanissimo e flamenchissimo barrio jerezano di Santiago. Nella sua famiglia si contano tantissimi cantaores, come Paco Laluz, Tío Juanichi, El Gloria, Tío Cabeza, Las Pompis, Luis Rincones, El Serna, Frijones, Terremoto, Sordera, etc.
Suo padre, Joaquín, ha una pescheria, e dà seguito ad un lavoro di tradizione familiare, che si accompagna con la tradizione del flamenco, come già era stato il caso del cantaor El Gloria, che apparteneva alla stessa famiglia. A soli 11 anni, Luis comincia a lavorare nel negozio di famiglia come apprendista.
Il soprannome El Zambo (che significa “dalle gambe storte”) gli viene dal padre, a cui era stato attribuito da suo zio Giti, che era il marito di Tia Anica la Piriñaca.
Luis El Zambo vive in un quartiere ed in una famiglia in cui il cante flamenco nace spontaneamente in qualunque occasione di festa. Purtroppo però a 27 anni perde suo padre, ed essendo il maggiore dei suoi fratelli debe prenderse cura económicamente di tutta la famiglia, fino a che riese ad aprirsi una propria pescheria.
Luis El Zambo è un cantaor flamenco professionista da molto poco tempo, benché nella sua città e negli ambienti del flamenco abbia da sempre goduto di ammirazione da parte di tutti per il suo personale modo di cantare e la sua maestria nel dominio del compás nei cantes di tradizione gitana.
In seguito alla sua partecipazione al disco “Cayos Reales-Los Juncales de Jerez”, nel 1998, Luis, incoraggiato dai suoi concittadini, decide di dedicarse a tempo pieno al cante flamenco, che deviene la sua professione.
Incide un disco con la sua famiglia e partecipa come ospite a diversi dischi con altri musicisti, come Tomatito, Moraito Chico, Miguel Poveda, oltre a cantare in un disco dedicato alla XI edizione della Bienal de Flamenco di Sevilla.
Inizia ad esibirsi nei grande teatri, e il suo successi si fa concreto. Luis El Zambo fa parte di un gruppo di artisti che seguono un flamenco tradizionale, ortodoxo, basato sulla pura tradizione del cante gitano.
I suoi ultimi cd sono “Al compás de los Zambos” e “Gloria Bendita”.
Il suo modo di cantare è molto gutturale, tipicamente jerezano. Sia nella voce che nel modo di comportarsi, Luis El Zambo è molto spontaneo, e non tiene presente l’opinione del pubblico. Canta con il piacere di farlo e per il piacere di farlo, come se stesse seduto in casa con gli amici, anche se si trova di fronte al pubblico di un grande teatro. Il senso del cante flamenco è quello di godere del piacere di ciò che canta, non di esibirlo, ed è ciò che probabilmente Luis ha fatto durante tutta la sua vita, quando il flamenco era per lui una grande passione ma non ancora una professione. Sul palco, ma anche fuori dal palco, nelle juergas, si diverte molto anche quando cantano gli altri, come è giusto che sia. Scherzo molto spontaneamente con il pubblico, come se fosse ad una riunione fra amici, e questo rende il suo cante ancora più fruibile: arriva a dichiarare al pubblico scherzando “Yo por bulerias no se cantar”.
I suoi quejios sono dei veri e propri lamenti. Esprimono la tristezza della vita, il dolore fatto cante. Anche le parole vengono pronunciate malissimo, e por Siguiriyas e Soleà Luis El Zambo pare non volerle usare come parole, ma come suoni di lamento.