Manuel Agujetas

Manuel Agujetas

cantaores di flamenco Manuel Agujetas

Manuel Agujetas

Nome artistico del cantaor Manuel de los Santos Pastor, nato in una località fra Rota, Jerez o Mesas de Asta, in provincia di Cádiz, in una data fra il 1939 e il 1945. I documenti non sono chiari, date le sue origini gitane: Agujetas stesso si vanta di “avere meno carte di un coniglio di campagna”.
Nasce in una famiglia di cantaores, imparentata con El Chalao e i Rubichi, nomi importanti che indicano un flamenco che viene dalla notte dei tempi della storia di Jerez, e in particolare del quartiere di San Miguel, della “Plazuela”, culla di tanti cantaores, forse culla stessa del flamenco di Jerez. Figlio di Agujeta El Viejo, abbandonò il suo lavoro di fabbro per potersi dedicare al cante dopo aver inciso, nel 1970, il suo primo disco.
In seguito si esibisce a Madrid, al Tablao Café de Chinitas, in collegi superiori (Ateneo de Madrid e Club Urbis), cantando in recital, peñas e festival flamenchi.
Nel 1977 ottiene il premio Nacional de Cante de la Cátedra de Flamencología.
I suoi spettacoli da allora si alternano fra Spagna e America, specialmente a New York e in Messico.
Riguardo la sua personalità artistica ha scritto Manuel Ríos Ruiz: “Per prima cosa c’è la sorpresa. Asoltare El Agujeta è, per qualunque buon cabal, come porsi di fronte all’insolito. Occorre ritornare al passato, riportarsi con tutta la nostra capacità di sensibilità e di dar valore ai tempi gloriosi del cante flamenco, agli anni di inizio secolo; chiudere gli occhi e credere nella resurrezione di Manuel Torre. E poi aprirli e rendersi conto che il tempo non è passato. Perché El Agujetas lo mantiene fermo, intrappolato nella sua gola. Chi ha detto che il cante jondo sta morendo? Che si rimangi la parola in fretta! Il cante non si può perdere. Lo porta avanti un gitano di Jerez che la Natura ha dotato di un tesoro di sentimenti, per desiderio di Dio. Appena sceso dal treno già sale sul palco. Manuel de los Santos ha avuto in eredità da suo padre il nome e la tradizione del cante, accoppiata con il lavoro di fucina. I calli testimoniano la sua vita su ambedue le mani, quelle stesse che oggi conferiscono al cante plasticità, che officiano un rito ancestrale, mosse dall’impulso del cuore sugli accordi della chitarra.
El Agujeta ha lasciato la sua fucina trascinato dall’urgenza di essere gente, come egli stesso dice. E per il bene del cante. E’ in un autentico stato di purezza. Canta e si consegna alla legge. Nessun ricorso a professionalismi, né a facili stupori. Nessuna affettazione. Nessun manierismo. El Agujeta è una voce nuova dalle più arcaiche risonanze, che apporta la rivalorizzazione autentica di un clima inconfondibile, gli echi dell’antichissima scuola jerezana, quella del mestro Manuel Molina, quella che seguirono El Marrurro, Mojama, Tío José de Paula, quella che ebbe il suo massimo fulgore in Manuel Torre. Con El Agujeta questo cante prenderà nuovo vigore e ritornerà a brillare della sua qualità intrinseca di arte geniale che non si può imparare”.

Flamenco Manuel Agujetas

Manuel Agujetas

Antonio de Villarejo commentò, molti anni fa, con queste parole uno dei suoi recital:
“Parecchi aficionados erano curiosi di ascoltare nuovamente El Agujeta. I suoi suoni antichi, il suo terribile grido, la sua forza e quella capacità di trasportare con la sua musica oltre i secoli sono qualità che diventano sempre più rare, soprattutto nei cantaores che hanno meno di quarant’anni, come nel suo caso. Cantaor vivace e anarchico, che usa solo appena far ricorso a lenitivi, ha la sua forza nei cantes a palo seco e nelle siguiriyas, cante nel quale si esibì in questa occasione,  raggiungendo momenti di massima emozionalità.”.

Nel 1987, in seguito ad una grave malattia, gli venne tributato in omaggio, a Jerez de la Frontera, uno spettacolo di beneficienza, offerto dal poeta Manuel Ríos Ruiz, al quale presero parte importanti artisti.
Successivamente ha inciso parecchi dischi, benché preferisca, come tutti i cantaores del suo stile, esibirsi in peñas e tablaos. In particolare si ricordino un’incisione del 1972, dal titolo “Viejo cante jondo” e un’altra del 1998, registrata dal vivo nel tablao La Soleá di Madrid, dal titolo “Agujetas en la Soleá”.
Nel 1995 compare nel film “Flamenco” di Saura, nel quale canta por martinete.
Nel 2000 esce un cortometraggio su Agujetas, nel quale egli stesso descrive con crudezza la sua vita, le sue sofferenze, la sua filosofia di uomo del popolo gitano, analfabeta, che ha faticato a costruire tutto ciò che ha. Il video si intitola “Agujetas Cantaor”, opera del regista Dominique Abel, cineasta francese, ed è stato prodotto in Francia.

Cantaores flamenco Manuel Agujetas

Manuel Agujetas

L’attrazione nei confronti del suo cante è analoga  a quella che si può avere nei confronti di un film dell’orrore: i suoi suoni sono stridenti, senza nessuna trasgressione alla forma, all’estetica o alla piacevolezza, “sonidos negros”, suoni neri, qualcuno li definisce.
Sia nella vita personale che nel cante fa mostra di ribellione, facendo della libertà la sua bandiera.
Ha fama di avere un carattere molto complicato, intransigente, che genera un modo di “dire” il cante, un modo serio, sobrio: canta esattamente come gli pare, senza curarsi dei toni, né del compas.
Il suo cante è tutto il contrario di frivolo o superficiale. Fin dalla prima nota, ci trasporta in nun mondo suo, diverso da qualunque altro, nel quale è chiaro che non si può restare indifferenti: o ti coinvolge completamente o ti inquieta profondamente.
Nessuno sa come suonassero le voci dei cantes antichi, primigeni, però ascoltqare la voce di Mnuel Agujetas dà l’impressione di ritornare indietro nel tempo. Come il mitico Manuel Torre, Agujetas possiede un tipo di voce che è un grido, un grido di dolore, di angoscia. Nel suo cante prospera la bandiera del cante fuori tono, tipica di Jerez, sfacciatamente contollata, che crea il senso del cante primitivo.
Tutti i palos si trasformano completamente quando li canta lui. La sua specialità assoluta è il cante por Martinetes, come è logico pensare che sia, date le origini della sua famiglia, di fabbri professionisti del barrio di San Miguel.

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